Nuovi strumenti per sconfiggere il Coronavirus. Da uno studio piacentino pubblicato sulla rivista Usa “Radiology” dalla Radiologia dell’Ospedale vengono messi a confronto a confronto i dati delle Tac e le informazioni del paziente, valutando la porzione sana del polmone, i medici forniscono ai colleghi di tutto il mondo indicazioni utili a capire se la persona peggiorerà o meno evitando di sottovalutare i casi dai sintomi lievi.
In collegamento Facebook sulla pagina della Regione Emilia Romagna tutta la soddisfazione dell’equipe. “Un lavoro che vorrei condividere con tutti i medici degli Ospedali periferici – spiega il primario di Radiologia Michieletti -, la cosa che ci ha fatto pensare di avere in mano qualcosa di importante è stato quando è stata resa nota la notizia negli USA dall’Editor in Chief di Radiology. La semplicità è stata la peculiarità del lavoro”.
“Esprimo enorme ringraziamento – ha sottolineato l’assessore Donini – all’Ospedale di Piacenza per essere diventato un punto di riferimento a livello internazionale. Piacenza è stata investita da un’ondata epidemica senza precedenti. Tutte le volte che sono a Piacenza non posso che stringermi alle famiglie che hanno perso un famigliare, per far arrivare l’abbraccio della Regione Emilia Romagna. Ma oggi possiamo dire alla comunità internazionale che da Piacenza non solo è stato retto l’urto, ma sono stati messi a frutto esperienze per rispondere a domande che i medici ricevono continuamente dai pazienti: quale è la gravità della mia malattia?”.
Una condizione di vantaggio nella valutazione del percorso terapeutico, che parte da Piacenza dunque. Con risorse aggiuntive messe a disposizione dalla Regione per la ricerca.
Lo studio: rischio reale del paziente e percorso più idoneo
Quando in ospedale arriva un paziente affetto da Covid-19, è difficile stabilire a priori come potrà evolvere il suo stato. Potrebbe avere una sintomatologia lieve, simile a un’influenza, o arrivare invece a sviluppare una polmonite grave con insufficienza respiratoria. In questo secondo caso, la permanenza in ospedale è fondamentale, perché la persona potrebbe aver bisogno di essere intubata e ricoverata in terapia intensiva. Ma come distinguere una possibile prognosi dall’altra? “In tutto il mondo- spiega il primario di Radiologia, dottor Michieletti- e soprattutto, oggi, nel continente americano, il numero delle persone che accedono all’ospedale è troppo alto rispetto alle opportunità di ricovero. È quindi fondamentale scegliere: ci siamo chiesti quali indicazioni fossero utili per selezionare coloro che possono essere curati in sicurezza al domicilio dai pazienti che, invece, è meglio tenere in ospedale. Abbiamo cercato di mettere subito a disposizione la nostra difficilissima esperienza in prima linea delle scorse settimane perché potesse essere utile a quanti stanno affrontando le stesse criticità solo in questa fase”.
L’analisi rigorosa dei casi locali
“Abbiamo passato in rassegna il quadro radiologico e clinico di 236 nostri pazienti- racconta il radiologo Davide Colombi-. Piacenza, così duramente colpita della diffusione della malattia da SARS-CoV-2, purtroppo ha potuto fornire una casistica scientificamente rilevante. Abbiamo lavorato con il maggior rigore possibile, per far emergere elementi utili al confronto”. L’équipe del dottor Michieletti ha preso in esame, per ogni caso, la porzione di polmone sana, risparmiata dalla polmonite, e ha “incrociato” la valutazione fatta con la Tac con altre caratteristiche del paziente: età, presenza di altre patologie e valori riscontrati con gli esami del sangue. Questo ha consentito di mettere a fuoco indicazioni cliniche pratiche per prevedere la prognosi più probabile della persona positiva.
Le conclusioni dello studio
L’integrazione tra queste informazioni permette di migliorare la gestione e la presa in cura del malato: può infatti contribuire a individuare quei pazienti che, nonostante abbiano una discreta percentuale di volume polmonare sano, dovrebbero essere monitorati perché sono da considerare a rischio proprio in considerazione degli elementi raccolti. “Queste indicazioni- conclude Michieletti- consentiranno di evitare di dimettere persone con sintomi lievi che invece, con tutta probabilità, andranno incontro a un peggioramento grave e rapido delle proprie condizioni”.
La pubblicazione americana
“Lo studio, accettato per la pubblicazione sulla rivista americana Radiology dopo una dettagliata revisione- sottolinea il direttore generale dell’Ausl di Piacenza, Luca Baldino- apre nuovi scenari per la gestione dei pazienti Covid-19 che accedono in ospedale. La portata del lavoro della nostra équipe e la ricaduta pratica, soprattutto negli Stati Uniti, è facilmente intuibile. Basti pensare che nella sola New York si registrano 4.500 nuovi casi positivi ogni giorno; gli ospedali non possono accoglierli tutti. Ecco perché la rivista Radiology ha pubblicato celermente lo studio e lo ha valorizzato attraverso tutti i propri canali di comunicazione. Non possiamo che essere orgogliosi dell’intuizione dei nostri radiologi e della loro capacità di mettere subito a disposizione del mondo scientifico mondiale i dati di quello che per noi è stato un momento altamente drammatico, con la speranza che altrove possano trarre profitto dalla nostra esperienza”.
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