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Uniti dalla Parole: con Nicola Cavallari “va in scena” la comicità un po’ amara di Barbara Garlaschelli

Il confine fra la persona ed il personaggio quando si ha a che fare con gli attori è sempre molto sottile. Così Nicola Cavallari pur essendo persona gentile e disponibile indossa spesso le vesti del “burbero capocomico” per ottenere attenzione da parte di quelle centinaia di liceali piacentini che, in questi anni, sono passati attraverso i laboratori teatrali organizzati con Teatro Gioco Vita. Con esperienza e bravura, nel giro di pochi giorni, trasforma anche i più svogliati fra gli studenti in attori forse non da Oscar ma certamente in grado di tenere la scena e divertire.

Il rapporto con i giovani è solo una parte del suo lavoro. L’altro è quello in scena (vedi sotto il suo ricco curriculum artistico).

Milanese di nascita ha adottato la nostra città come suo luogo di vita e non è raro incontrarlo mentre porta a passeggio il suo cane per le vie del centro.

Quando lo abbiamo contattato per chiedergli di partecipare a “Uniti dalle Parole” ha aderito subito e generosamente all’iniziativa ed alla fine ci ha regalato non uno ma tanti piccoli brani divertenti che pubblicheremo nei prossimi giorni.

Prima di lasciarvi alla visione del primo dei sui contributi gli abbiamo chiesto di spiegarci le conseguenze che l’emergenza Coronavirus sta avendo sul mondo del teatro e di come vive lui questa quarantena forzata.

«Il nostro è stato uno dei primi settori ad essere chiuso. Il 23 febbraio io ero a Bergamo pronto ad andare in scena quando è arrivata l’ordinanza. Abbiamo smontato tutto e da lì tutti i teatri hanno chiuso. E’ un disastro dal punto di vista economico sia per le strutture sia per i singoli lavoratori dello spettacolo. Stanno istituendo i primi aiuti da parte del Governo …».

I 600 euro?

«Si quelli per chi ha la partita iva e poi la cassa integrazione per chi lavora come dipendente, che nel nostro settore non è normalmente prevista. L’hanno istituita anche se non si capisce ancora bene come funzioni. E’ tutto un po’ fumoso. Al di là di questo, il problema non è sull’oggi: siamo chiusi in casa, qualche spesa è anche ridotta e ci si arrangia.   Il problema vero sarà il poi. Non sta “circuitando” niente, non si sta producendo lavoro che dovrebbe portare altro lavoro. Questo farà si che la prossima stagione ci saranno meno produzioni, meno eventi e quindi meno lavoro per tutti».

In più finche non sarà trovato un vaccino o vi  saranno regole di contenimento praticabili si rischia che i teatri restino chiusi.

«Noi saremo, credo, gli ultimi a tornare alla normalità. Ci sarà tanta voglia, anche da parte della gente, ma bisognerà superare le paure. Si creeranno eventi “inclusivi” che spingano la voglia degli spettatori ma onestamente la vedo complicata.  Si parla sempre della cultura come aspetto fondamentale del nostro vivere. Nella pratica poi sia chi ci governa, sia le singole persone, non lo vivono davvero come tale. Resta un bisogno primario solo per chi questo lavoro lo fa. Staremo a vedere. Io non sono molto ottimista».

Non crede che alla fine la crisi possa tramutarsi in opportunità future?

«Ho molti dubbi. Mi preoccupano anche gli interventi straordinari che, prima o poi, arriveranno a sostegno del settore. Nessuno ha la bacchetta magica ma temo che – come sempre – aiuteranno prima le grandi strutture … seguiranno i criteri del FUS (fondo unico dello spettacolo) con il rischio che si dimentichino delle realtà medie e piccole o che a queste arrivino le briciole. Si rischierà di chiudere gran parte del nostro settore.

Mi confrontavo con varie compagnie con cui lavoro molto, fra cui anche Teatro Gioco Vita, e temo ci saranno danni mostruosi. Vediamo chi riuscirà a riaprire, chi a lavorare e chi no. In questo momento si fa fatica a progettare».

Nonostante il tempo che la quarantena offre?

«Sulla carta sarebbe un momento ottimale per la progettazione, per i registi, i drammaturghi. Invece in questo clima di incertezza e di preoccupazione molti sono bloccati e non riescono a pensare a prodotti nuovi da proporre».

La periodo poco fertile per la creatività

«Assolutamente ed è una cosa strana. Durante tutto l’anno sei preso da cose, non hai tempo per ritagliarti spazi per la progettualità. Adesso che di tempo ne hai … emotivamente sei bloccato e questa incertezza si riflette negativamente sulla creatività. Ho sentito molti colleghi che si stanno preparando a piani B, a trovare modi per riciclarsi in altre attività, percorrere strade diverse.

L’ignoranza rispetto al futuro, che quest’emergenza sta creando, diventa quasi inaffrontabile. Non sono fra i più ottimisti. Ci sarà una rivoluzione. Temo che non sarà in bene anche se spero che lo sia».

Lasciamo un attimo le preoccupazioni e consoliamoci con il nostro “Uniti dalle Parole”. Che brani ha pensato di proporci?

«Non volevo scegliere cose prettamente teatrali ma brani brevi e divertenti. Rispecchiano molto quello che fa ridere me. Questa comicità un po’ amara che trovo indicata al periodo. Sono per sdrammatizzare senza però dimenticare. Quello che stiamo vivendo è un dramma. Una risata ci sta ma senza dimenticare. Ecco il perché dei pezzi che ho scelto, divertenti ma anche un po’ cinici o politicamente scorretti».

Non ci anticipi troppo ed invece ci racconti come sta vivendo – a livello personale e famigliare – questo periodo di “quarantena”.    E’ vero che è spesso ai fornelli?

«Cucino tantissimo: pasta fresca quasi tutti i giorni. E’ una passione a cui normalmente posso coltivare poco. Così sto recuperando e mi dedico a preparazioni che richiedono quel tempo che normalmente non ho. Mi dedico molto di più ai miei figli, fra compiti e giochi. La convivenza famigliare è molto bella sotto questo punto di vista. Di solito ci si riesce a dedicare coì tanto alla famiglia solo nei periodi di vacanza.

Allo stesso modo non dimentico il mio lavoro, a partire da quello dell’oggi o meglio quello fermo oggi. Non si sa mai magari riprende improvvisamente … nel caso voglio farmi trovare pronto.

Intanto mi sto documentando e sto iniziando a lavorare su tre progetti per l’anno prossimo. I tempi sono più dilatati rispetto a prima. C’è una sorta di blocco. Soprattutto perché la priorità è stare con i propri cari, godersi la famiglia e la vita casalinga della famiglia. La cosa che mi rende contento è il fatto che i miei figli che sono piccoli (hanno 7 e 5 anni) finora se la stanno vivendo bene ed è una gran cosa. La priorità è lasciare da parte la nostra preoccupazione da adulti e far vivere serenamente questo lungo momento ai bimbi.

Sui lavori futuri sto mettendo a punto una lezione spettacolo su Goldoni, un testo sul femminicidio e poi una cosa più grossa su cui sto lavorando da un anno».

Di cosa si tratta?

«Parlerà del disastro di Seveso e della fuoriuscita di diossina che ci fù. Un fatto che avvenne nel 1976 e che molti o non conoscono o si sono dimenticati. Ci sono tra l’altro molte cose in comune fra oggi ed allora. Ad esempio anche in quei frangenti vennero istituite le zone rosse.   Spero anche di poter concludere il laboratorio che stavo facendo con i ragazzi del Liceo Respighi su un testo di Gozzi così come il lavoro, sempre con teatro Gioco Vita, con “Diurni Notturni” con ragazzi disabili psichiatrici. E’ anche mancato, in questo periodo, uno dei componenti della compagnia ed è stato un brutto colpo. Come tutti i lutti che ci stanno inseguendo soprattutto nella nostra città».

Prima di lasciarci prendere dalla malinconia è il momento di dare spazio al primo dei tanti contributi che ha voluto regalare ai nostri lettori. Abbiamo deciso di iniziare da un brano e tratto dal libro di Barbara Garlaschelli “O Ridere o Morire”.

«E’ un libro tutto giocato sulla convivenza, sulle relazioni, sulla morte … una comicità sorprendente ed amara. Ma  non temete vi proporrò anche un brano pieno di speranza, una finta parabola cinese scritta da Hermann Hesse. Non una speranza   basata sull’ottimismo. Un racconto che fa capire come il positivo possa avere risvolti negativi e viceversa come dal negativo possano anche scaturire positività. Credo sia il modo per affrontare questi tempi … nonostante il mio non ottimismo di fondo».

La carriera di Nicola Cavallari

Nicola Cavallari, regista, attore, drammaturgo e formatore, nasce a Milano nel 1975, dopo un lungo peregrinare tra Milano, Bologna e Venezia, decide che in mezzo sta la virtù e si stabilisce a Piacenza.

Ha al suo attivo molteplici esperienze tra teatro, cinema e televisione. Diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone nel 1999, negli anni lavora in teatro diretto tra gli altri da Carlo Boso, Alessandro Bressanello, Titino Carrara, Michele Modesto Casarin, Marcello Chiarenza, Gigi Dall’ Aglio, Vittorio Franceschi, Ted Kejiser, Walter Le Moli, Andrea Lupo, Marco Manchisi, Eimuntas Nekrosius, Stefano Pagin, Balasz Simon, Andrea Taddei.

Tra le sue collaborazioni ricordiamo Nuova Scena-Arena del Sole di Bologna, Teatro Due di Parma, Emilia Romagna Teatro di Modena, Teatro Gioco Vita di Piacenza, compagnia Pantakin di Venezia, La Piccionaia di Vicenza, Teatro delle Temperie di Bologna, Plautus Festival di Sarsina, CDT di Correggio, TeatroVivo di Cotignola, Teatro Pezzani di Parma, Maan di Riccione, Teatro dei Navigli di Abbiategrasso, Fondazione Piacenza e Vigevano, Conservatorio Nicolini di Piacenza.

Nel 2011 fonda la compagnia TAP Ensemble con cui realizza lo spettacolo “Don Giovanni in carne e legno”, spettacolo per maschere e guarattelle, apprezzato da pubblico e critica sia in Italia sia all’estero.

 Oltre che in Italia, calca le scene in  Belgio, Francia, Spagna, Germania, Croazia, Ungheria, Romania, Svizzera, Repubblica Slovacca.

Oltre alle “classiche” tecniche teatrali, si specializza nell’uso delle maschere di commedia.

 Ha lavorato, inoltre, sia per il cinema sia per la televisione e ha collaborato con l’Università IUAV di Venezia come assistente di cattedra del corso di “regia e scenotecnica”.  Dal 2008 ad oggi realizza e gestisce corsi e stage di teatro e dal 2009 collabora con il Sindacato Scrittori come lettore durante le presentazioni di libri.

Dal 2011 lavora stabilmente con Teatro Gioco Vita. Con il Centro di Produzione Teatrale piacentino ha partecipato come animatore d’ombre alla collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie di Liegi (Belgio) “L’Inimico delle donne”, su musiche di Baldassarre Galuppi, regia di Stefano Mazzonis di Pralafera, direzione musicale di Rinaldo Alessandrini. In seguito ha realizzato articolati laboratori teatrali, con esiti finali inseriti nel cartellone Pre/Visioni della Stagione di Prosa del Teatro Municipale. Dalla Stagione Teatrale 2013/2014, sempre per conto di Teatro Gioco Vita, cura incontri di formazione sul teatro e attività educational nelle scuole di Piacenza e provincia ed è regista responsabile del laboratorio teatrale con la Compagnia Diurni e Notturni, formata da utenti del Dipartimento di Salute Mentale. Per Teatro Gioco Vita firma inoltre le regie: “Acerrimi amici”(2013), “Veleia amor mi”(2016) , “Vita da cavie” (2016) “Life” (2016), “Pazze fiabe…in musica”, “Annibale- memorie di un elefante” (2018), “La morte di Annibale”(2019).

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