Riceviamo e trasmettiamo il comunicato inviatoci da Gloria Zanardi di Liberi, relativo alle modalità di conciliazione tra famiglia e lavoro per le donne.
Il problema della conciliazione tra lavoro e vita familiare è divenuto, negli ultimi anni, uno snodo fondamentale delle politiche per il lavoro e pari opportunità, anche in seguito ai cambiamenti demografici ed economici realizzati negli ultimi venti anni, contrassegnati, in particolare, dall’aumento dell’occupazione femminile.
Per le donne i problemi legati alla conciliazione casa-lavoro si riscontrano soprattutto nei primi anni di vita di un bambino, considerando anche i costi che la nascita di un figlio comporta, gli stipendi bassi e l’impossibilità per i nonni, spesso ancora in servizio, di badare ai nipoti.
Dai dati dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, l’Emilia Romagna risulta la terza classificata, a livello nazionale, come regione in cui le donne (1.243 circa) hanno scelto di dimettersi dal lavoro perché non riuscivano a conciliarlo con la famiglia.
Analizzando, su base nazionale, la qualifica delle donne che lasciano il lavoro, emerge chiaramente come, statisticamente, le dimissioni riguardino coloro che meno guadagnano in quanto non possono permettersi di sostenere i costi degli asili nido e di eventuali alternative come una baby sitter.
Allo stesso tempo, se ti dimetti perdi anche alcuni benefici come il Bonus baby sitter: risollevarsi e cercare un altro impiego diventa così ancora più difficile.
Occorrono politiche ad hoc sul tema, con provvedimenti, a tutti i livelli, in grado di costituire un aiuto concreto in questa direzione.
A livello nazionale, alcuni decreti ministeriali e anche il d.lgs. 151/2001 sui congedi parentali hanno consentito qualche timido passo in avanti, ma è evidente, visto anche le statistiche, che non è sufficiente.
Anche a livello locale, si può fare molto.
In primis, sono necessarie azioni di sensibilizzazione, per rafforzare, anche tra i datori di lavoro privati, il valore aziendale della tutela della genitorialità e delle pari opportunità, in modo da incentivare risposte adeguate a tali esigenze anche nell’organizzazione del lavoro.
Con riferimento ai servizi pubblici, occorrerebbe puntare su una maggiore flessibilità, anche di orario, consentendo un accesso maggiormente agevole.
Inoltre, si possono realizzare bandi e progetti, anche con il partenariato di privati ed istituzioni a tutti i livelli, che possano prevedere degli incentivi e possano concretizzare idee volte alla rimozione degli ostacoli in questione.
Anche in questo campo, il lavoro in rete è importantissimo per attivare interventi congiunti tesi al miglioramento della conciliazione famiglia-lavoro, attraverso la collaborazione tra persone, famiglie, enti no profit, enti e istituzioni pubbliche, sistema delle imprese e parti sociali.
E’ necessario, infatti, un sistema coerente di politiche territoriali di conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari, da un lato, sostenendo le imprese che, in ambito di welfare aziendale, offrono questo tipo di beneficio o incentivo ai propri dipendenti e dall’altro lato, sviluppando un’offerta integrata pubblico-privata ai bisogni specifici del territorio.
Mi auguro che ci sia attenzione su questo tema.