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Squadra di migranti partecipa al campionato UISP … per “dare un calcio alla paura del diverso”

Quello dell’accoglienza, dell’immigrazione e dell’integrazione resta un tema caldo nel nostro paese nonostante, dopo i provvedimenti del ministro Minniti, i flussi di richiedenti asilo siano nettamente diminuiti.

Nella provincia di Piacenza sono numerosi i giovani, provenienti per lo più dall’Africa, ospitati in strutture grandi e piccole. Fra le organizzazioni che si occupano di accoglienza c’è anche il GUS (Gruppo Umana Solidarietà “Guido Puletti”). A livello nazionale il GUS ha lanciato un’iniziativa decisamente fuori dai tradizionali schemi dell’integrazione, quella di usare lo sport, ed in particolare il calcio, come modo per unire le persone, per offrire occasioni di reciproca conoscenza.

Sono così nate squadre composte da operatori e migranti (grazie alla collaborazione con la Polisportiva Extravaganti). Un modo insomma «per dare un calcio alle fobie, alla paura dell’altro, dello sconosciutoi» come ha sottolineato Paolo Perogio, coordinatore nazionale prima accoglienza GUS.

Anche nella nostra provincia è nata una squadra che si è iscritta al campionato di calcio a 5 della Uisp. Fra i principali promotori di questo agguerrito team vi è un operatore sociale con la passione del pallone, Matteo Bandini. Ha scritturato un giovane allenatore, dalle limiate esperienze ma con tanta voglia di studiare ed applicare tattiche di gioco. Dovrà impegnarsi parecchio però perché il debutto, venerdì sera, ha visto la squadra degli Extravaganti battuta sonoramente 10 a 1 dagli avversari.

Beh Bandini, almeno il goal della bandiera lo avete segnato
«Almeno quello ….. Ci aspettavamo comunque una partenza tutta in salita. Secondo me dopo il girone di andata quando i ragazzi capiranno un po’ tutti gli aspetti del gioco, avremo buone prospettive. Faremo un po’ fatica nelle prime partite (come si è visto) perché devono imparare a stare in campo. Poi .. ci vedo bene. I valori atletici e  tecnici ci sono ma vanno sviluppati».

Chi avete scelto come tecnico e quanti sono i ragazzi che fanno parte della squadra?
«L’allenatore è un ragazzo piacentino. Si chiama Marco Veronese (secondo da destra nella foto). I giocatori tesserati sono attualmente otto ma dovremmo tesserarne a breve un altro. Essendo calcio a cinque volevamo dare a tutti l’opportunità di giocare il giusto minutaggio. Sono ragazzi della Cosata d’Avorio e della Nigeria».

Che età hanno?
«Fra i venti ed i venticinque anni».

Da questa prima partita si direbbe che non abbiano grandi trascorsi calcistici
«Dichiarano tutti di aver giocato nel loro paese d’origine. Lo dicono … ma poi il calcio “vero”, in una squadra con schemi, organizzata, … non lo hanno mai giocato. In genere tutti si sono limitati a palleggiare con gli amici. Anche se il campionato Uisp è amatoriale, dilettantistico, ugualmente ha le regole del calcio vero, l’arbitro, i cartellini, il trofeo finale. Ecco un’esperienza così non l’hanno mai avuta».

Però corrono molto
«Per correre corrono tantissimo. Ma come si è visto venerdì sera gli manca la tattica, perché non hanno mai avuto nessuno che gli insegnasse la parte tecnica appunto. Quanto a corsa sono … dei mostri … non li ferma nessuno. Hanno un fisico ed un fiato che definirei … prosperoso. Tutti hanno passato la visita medica sportiva con ottimi risultati».

Quindi il fisico c’è … per la tattica state lavorando …
«Esattamente. Stiamo cercando di costruire una impostazione di gioco».

Fate parte della squadra anche voi operatori sociali?
«Si. Io ed un io collega (Kalid Kachif, accovacciato con il numero 10 nella foto). Innanzitutto perché ci piace giocare. Essendo poi la prima esperienza ci piaceva fargli vedere anche questo nostro aspetto, che non siamo solo operatori che gli dicono cosa fare o non fare ma anche gente con cui è possibile integrarsi, giovani come loro, con passioni simili».

Questi ragazzi vivono tutti nella stessa struttura?
«Vivono a Monticelli d’Ongina però sono divisi in cinque appartamenti diversi. Questo perché il GUS è per l’accoglienza diffusa e di qualità. Quindi i ragazzi sono di media quattro per appartamento».

Sono da molto in Italia?
«I più giovani sono qua da sei mesi e da un anno e mezzo quelli che sono qua da più tempo».

Confessi, avete mandato osservatori per spiare le altre squadre?
«No … non ancora. Però avendo io giocato nel campionato Uisp per qualche anno alcune le conosco e quindi un po’ so come sono le forze in campo».

Al di là del divertimento, quale è il valore di costruire una squadra di questo tipo e disputare il campionato Uisp?
«Dal mio punto di vista altamente integrativo. Il GUS e noi operatori crediamo molto nella territorialità. Il calcio a Piacenza è molto sviluppato a tutti i livelli, dilettantistico, amatoriale e anche professionistico. Ed è molto seguito. Noi crediamo che tramite lo sport, il calcio, i ragazzi possano confrontarsi e integrarsi anche con gente della loro età, italiani e non».

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