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L’Erasmus del piacentino Nicolò Scaravaggi in Finlandia. “Mi aspettavo un paese molto più organizzato”

Quando si raccontano le esperienze di studio all’estero, come l’Erasmus, è normale che i toni siano entusiasti e si sottolineino gli aspetti positivi, tralasciando le eventuali criticità. Non tutto però fila sempre liscio o, per lo meno, rispecchia le aspettative che si avevano prima di partire. Lo dimostra l’esperienza di un giovane studente piacentino “finito” a cavallo del circolo polare artico, a Rovaniemi, capitale della Lapponia e paese di Babbo Natale. Una città di 60 mila abitanti (circa 8% dei quali universitari).

Nicolò Scaravaggi ha 21 anni, studia scienze politiche a Parma ed ha scelto di trascorrere un semestre nel nord della Finlandia. Le sfide difficili fanno del resto parte del suo DNA come quando, ancora giovanissimo, correva con i go-kart. Da un paio d’anni, terminate le superiori, ha deciso che voleva fare esperienze nel mondo e, supportato dai genitori, ha studiato inglese per alcuni mesi a Londra ed in America, ha viaggiato in India, ha imparato lo spagnolo nella penisola Iberica. L’ultima tappa, probabilmente la più impegnativa, la sta vivendo ora nel nord estremo dell’Europa.

Come è stato l’impatto quando sei arrivato a fine agosto?
«Non così negativo come capiterebbe invece a qualcuno che arrivasse qui a dicembre o gennaio. Però tutto è molto diverso rispetto a casa. Non sono in una capitale, in una grande città. Siamo più vicini alla dimensione di un grosso paese, in mezzo ai boschi. E’ un po’ duro viverci perché non c’è molto da fare. Inoltre la città, almeno dal mio punto di vista, è organizzata male. Le distanze sono grandi da coprire».

L’università è all’interno di Rovaniemi?
«La città è suddivisa in tre zone. Da una parte c’è il centro, dall’altra, al di là del fiume, c’è l’università. In una terza area, in mezzo ad un bosco, ci sono la maggior parte degli alloggi degli studenti e soprattutto quelli degli studenti internazionali».

Per raggiungere l’università o la città come fai e quanto tempo ci metti?
«Può sembrare incredibile ma il mezzo più utilizzato è la bicicletta. Fa sorridere ma qui, al Polo Nord, freddo, pioggia, neve … usano comunque la bicicletta».

Come fanno ad andare in bici con la neve?
«Devo ancora capirlo! Hanno le ruote chiodate ma la vedo dura soprattutto adesso che è nevicato un po’ … e c’è già ghiaccio sulle strade, anche perché qui il sale non lo buttano.  Non lo so e non lo voglio sapere. Io la bici l’ho abbandonata dopo le prime due settimane. Per me c’era davvero troppo freddo per usarla. Ho scelto di spostarmi con i pullman».

Come è il servizio?
«Pullman ce ne sono, ma non con la frequenza italiana o di una grande città. Passano un paio di bus ogni ora. Il problema è alla sera perché il servizio diventa quasi inesistente. Infatti devo lasciare l’università entro le cinque di pomeriggio, altrimenti mi tocca tornare a piedi … percorrendo parecchi chilometri».

Quindi tutta questa grande organizzazione nordica, di cui si favoleggia, ci sembra tu non l’abbia trovata?
«Dall’esperienza che sto vivendo non c’è per nulla … zero. Magari nelle grandi città, ad Helsinki, può darsi che le cose vadano meglio. Anche la telefonia e la rete wifi lasciano a desiderare».

Come! Nel paese della Nokia. Ci distruggi un mito!
«Ve lo garantisco. Il cellulare in molte zone non funziona bene … altro che il 4G a cui siamo abituati in Italia. Il wifi all’Università invece funziona bene così come quello della palestra, dove sono in questo momento. A casa, nei dormitori degli studenti, invece funziona malissimo, per non dire niente. Dipende dalle zone ma in generale siamo tutt’altro che all’avanguardia».

La palestra dove sei è una struttura universitaria?
«No. L’Università ha degli accordi, delle agevolazioni. Ti forniscono un pass, che costa 50 euro al semestre e che ti dà accesso ad un paio di palestre. Il problema è che la palestra convenzionata aperta 24 ore su 24 è in centro città, quindi difficoltosa da raggiungere. Quella che è vicina a dove abito invece la si può frequentare solo al mattino, quando si deve studiare. Per cui mi sono iscritto ad un altro centro sportivo non legato all’università. E’ vicino a casa ed è ben attrezzato. Ci sono anche un ristorante ed un bar».

L’appartamento in cui vivi come è?
«Sinceramente?».

Niente diplomazia. Dicci la verità
«Squallido! E’ minuscolo e ci viviamo in sei. Sono stato consigliato male da una ragazza che era stata qui e mi aveva suggerito di non prendere un appartamento da solo. Mi aveva detto che con il buio ed il freddo era meglio stare con altri, per non deprimersi. Invece gli spazi sono davvero ristretti. E’ pesante stare sempre con delle persone, 24 ore su 24. L’appartamento è davvero basic. Muri bianchi … e poco altro. In più la società che ha in gestione questi alloggi li fornisce vuoti, senza niente. Quando sono arrivato, ad agosto, mi sono ritrovato un letto ed un materasso e basta. Piatti, posate, padelle … nulla di nulla. Arrivi e ti devi arredare la casa. Io sono stato fortunato perché la mia tutor mi ha aiutato portandomi in giro in macchina. Se uno non ha altrettanta fortuna … deve andare a fare acquisti a piedi o in bicicletta e tornare con pacchi e pacchetti. Diventa davvero difficoltoso».

La casa come è? Avete una camera a testa e degli spazi comuni?
«Innanzitutto una cosa curiosa. La dimensione degli appartamenti, che tu sia solo od in sei è praticamente sempre uguale. Ci sono l’appartamento singolo e quello doppio, con due stanze singole ed un bagno. Nel nostro ci sono tre stanze doppie, due bagni (di cui solo uno con la doccia) e la cucina. Dopo di che la casa è finita. Non c’è nemmeno un soggiorno!».

Quindi sei in camera con un altro ragazzo. Come è la convivenza?
«Divido la stanza con un ragazzo croato. Culturalmente siamo molto distanti. Anche questo fa parte dell’esperienza. E’ un bravo ragazzo. L’unica vera pecca … il fatto che purtroppo russa come un trattore e quindi è difficile dormire».

Dal punto di vista dell’esperienza universitaria come vanno le cose? Gli insegnamenti sono in inglese?
«Sulla carta si vantano molto dell’organizzazione ma alla prova dei fatti le cose sono diverse. Moltissime delle materie presenti sul sito dell’università vengono date come disponibili in lingua inglese. Poi quando uno si presenta in classe … scopre che non lo sono. Il secondo problema è il modo in cui è strutturata l’università.  E’ molto differente rispetto alla nostra. Personalmente credo che se uno fa l’università tutta qui … esce meno preparato rispetto a noi, in Italia».

Come mai, come è strutturata?
«La maggior parte dei corsi funziona così: si seguono sei, sette lezioni in aula. Durante queste lezioni uno deve presentare alla classe un tema da lui scelto, riguardante la materia. Dopo quella presentazione ha un mese, un mese e mezzo di tempo per sviluppare una tesina e discutere il suo argomento con circa cinquemila parole.  Poi la si invia per email al professore che la giudica. Questa è la parte principale dell’esame. Mi lascia un po’ perplesso. Tra l’altro potrebbe averla scritta chiunque».

Probabilmente è legato alla mentalità nordica ed al fatto che sono meno abituati, rispetto a noi italiani, a trovare scorciatoie, a barare …
«Sicuramente. La mia sensazione però è che qui sia tutto molto … studio individuale. Presentarsi cinque volte in classe e scrivere una tesina … è molto diverso rispetto alle nostre lezioni frontali, con tanti studenti, con il confronto, lo scambio di appunti, lo studiare assieme. Un altro tipo di esame qui è … ti vai a prendere i libri in biblioteca e te li studi … non ci sono lezioni né niente. Alla fine sostieni l’esame».

Della serie … arrangiati …
Si. Ma c’è anche un problema aggiuntivo perché i libri qui non te li vendono, li prendi in prestito dalla biblioteca. Il che è assolutamente positivo. Peccato però che copie per ogni materia ce ne siano solo un paio. Quindi se due o tre persone studiano lo stesso esame, come si fa? Il libro lo puoi tenere solo due settimane. Se nessun altro lo richiede puoi rinnovare il prestito, altrimenti lo devi restituire … e non studi. E’ un sistema complicato. In più c’è il fatto degli orari con i pullman e tutto.

Ma gli altri ragazzi, quelli che si muovono in bici cosa fanno? Studiano fino a tardi in biblioteca?
L’unico momento in cui vedo il pienone, a dire il vero, è l’ora di pranzo. Intorno alle quattro l’università si svuota. Non vedo mai gente che “si spacca di studio”. In teoria l’università è aperta 24 ore su 24. Ma in inverno, con meno 20 come ci arrivi? In un ambiente del genere avrebbero, secondo me, dovuto fare stile campus americano con i dormitori vicini alle aule».

Visto che ne hai parlato … passiamo ad occuparci di cose fondamentali. Il cibo come è? Come te la cavi?
«Di giorno mangio sempre in mensa all’università. Si paga pochissimo, due euro e cinquanta e puoi prendere un piatto e la verdura. Come sempre all’estero, è un piatto unico. La quantità non è un problema. Cosa si mangia … meglio non chiederselo. Sono spesso dei “mischioni” difficili da decifrare ma nel complesso del cibo non mi lamento. Ci si adatta. Alla sera cucino a casa, cose semplici come le uova».

Cucini per conto tuo? Non mangiate assieme ai tuoi coinquilini?
«Abbiamo orari molto diversi. Il mio compagno croato ed un altro russo mangiano molto presto. Fanno una specie di merenda. Alle cinque cenano. Gli altri compagni, spagnoli, cenano a mezzanotte. Io sono la via di mezzo».

Vita sociale, divertimenti?
«La gente qui sta molto in casa. L’unica possibilità è andare in discoteca ma di nuovo o vai a piedi, o in bici o chiami un taxi. Le discoteche sono quel che sono. Meglio di niente; si fa quel che si può».

Fuori che temperatura c’è? Arriva buio presto?
«Il tramonto si anticipa di quaranta minuti a settimana. Io sono arrivato a fine agosto ed il sole sorgeva alle 6 e tramontava alle 22,30 adesso sorge quasi alle 9 e tramonta alle 17,15. A vederlo poi il sole …Da quando sono qua l’avrò intravisto sei volte. Normalmente è sempre grigio. Quanto a temperatura non mi lamento. Al momento siamo a meno due, meno tre. E’ stato più scioccante in agosto arrivare dai 35 e passa gradi italiani a cinque gradi; l’ho patito molto.  E’ stata una settimana anomala poi la temperatura si è alzata un po’. Fino ad un paio di settimane fa siamo stati intorno ai sette gradi».

Rientrerai prima di Natale?
«L’università chiude il 15 dicembre che è un venerdì ed il giorno dopo torno a casa».

Rientri felice …
«Per fortuna, … si».

Non ti chiedo nemmeno cosa ti manca di Piacenza, perché temo che la risposta sia … tutto!
«Diciamo gli amici … a volte anche un pochettino il cibo ed il sole. Il sole manca tanto. Però ci si adatta».

Sei pentito di aver scelto Rovaniemi e la Finlandia?
«Pentito no perché è sempre un’esperienza di vita. Anzi le esperienze pesanti e negative, sotto alcuni punti di vista, servono a crescere. Diciamo che mi è un po’ crollato il mito di questo paese.  Ci si rende conto di quanto spesso si critichi l’Italia ma che poi, alla fine, … non è così male».

Sospettiamo che un’esperienza come la tua non la consiglieresti al tuo migliore amico.
«Decisamente no».

Carlandrea Triscornia

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