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Qual è lo stato del Mare Adriatico nel 2017? Ce lo dice Arpae

Il monitoraggio di Arpae ha evidenziato, per il 2017, buone condizioni dello stato ambientale del mare Adriatico della costa emiliano-romagnola. Tale situazione è stata condizionata dalle eccezionali condizioni meteorologiche verificatesi durante l’anno, caratterizzate da siccità prolungata e da elevate temperature. Il deficit precipitativo registrato nel 2017 ha determinato da un lato seri problemi di approvvigionamento idrico, in particolare nel settore agricolo, dall’altro ha apportato una sensibile riduzione di apporto di acque dolci dai bacini costieri, con conseguente ricaduta positiva sullo stato ambientale del mare.

Tale condizione si è mantenuta costante durante tutto l’anno nelle aree centro-meridionali, con elevata trasparenza e assenza di fenomeni eutrofici (arricchimento di sostanze nutritive come azoto e fosforo); l’area più settentrionale, maggiormente sensibile ai fenomeni eutrofici per diretta vicinanza con il bacino padano, ha presentato fioriture microalgali anche nella stagione estiva, determinando colorazione delle acque (marroni, verdi) e  ridotta trasparenza, favorendo così la formazione di aree con scarso contenuto di ossigeno negli strati a ridosso dei fondali. Il verificarsi di condizioni meteomarine instabili, con mareggiate, ha migliorato e favorito il rimescolamento delle acque lungo la colonna d’acqua. Non sono stati registrati casi di inquinamento nei controlli effettuati, sia nell’acqua che nei sedimenti. Non è stata rilevata la presenza di materiale mucillaginoso.
Assente anche la microalga Ostreopsis ovata, che può causare disturbi alle vie respiratorie e stati febbrili. Da segnalare l’avvistamento per tutto l’anno della specie di Noci di mare (ctenofori Mnemiopsis leidyi) lungo tutta la fascia costiera, fino a 10 km dalla costa: si tratta di organismi gelatinosi simili alle meduse, non urticanti, ma che si nutrono di larve e uova di pesce, condizionando sensibilmente l’ecosistema marino.

I dati di Arpae confermano che il Mare Adriatico è in buona salute: un risultato che rappresenta la cartina di tornasole delle politiche messe in campo dalla Regione e dalle amministrazioni locali. La qualità delle acque è un obiettivo prioritario: significa tutela dell’ambiente, promozione del turismo, della pesca e di tutte le attività economiche che vedono proprio nell’acqua del mare una risorsa preziosa. L’economia blu fa parte a pieno titolo del modello di crescita sostenibile a cui tende la politica green dell’Emilia-Romagna”, afferma l’assessore all’ambiente Paola Gazzolo. “Quello emiliano-romagnolo è uno dei tratti della costa più monitorati a livello nazionale: per il futuro, tra le azioni più rilevanti rientra il lavoro in corso sul tema delle plastiche con l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po: l’obiettivo è introdurre azioni capaci di limitarne l’apporto dai fiumi, dai quali attualmente deriva il 90% di quelle presenti in mare”.

La conoscenza della qualità dell’ecosistema marino dell’Adriatico è fondamentale – afferma il direttore generale di Arpae, Giuseppe Bortone – e diventa sempre più uno strumento a supporto del turismo e delle diverse attività produttive, come la pesca. Questo l’impegno costante di Arpae, in linea con le politiche europee di sviluppo sostenibile dell’economia blu e con quelle di strategia per l’ambiente marino. Un patrimonio di conoscenza che contribuisce a valorizzare le zone costiere e il mare della nostra Riviera”.

“Le condizioni del mare nel 2017 – spiega la responsabile della Struttura oceanografica Daphne di Arpae, Carla Rita Ferrari – sono state molto buone. Gli scarsi apporti di acqua dolce dai bacini costieri – seguito della siccità che ha causato problemi di approvvigionamento idrico in particolare al settore agricolo – conferma ancora una volta che i fenomeni eutrofici, principali problematiche ambientali dell’area di mare dell’Emilia-Romagna, sono correlati alle condizioni meteorologiche e alle pressioni antropiche derivanti dai fiumi che sfociano in mare”.

LO STATO DEL MARE NEL 2017

Presenza di Noci di mare (ctenofori) Riscontrata la presenza di Mnemiopsis leidyi avvistati anche nel 2017, come già accaduto nel 2016 nelle acque marine e in quelle di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci di fiumi). Si presentano come bolle gelatinose, innocue per l’uomo, ma che possono creare problemi all’ecosistema marino. Sono organismi globosi, gelatinosi, trasparenti e tipicamente pelagici, simili alle meduse, che appartengono al phylum degli ctenofori, chiamate anche “noci di mare”. La loro presenza ha interessato tutto il bacino  Adriatico, dalla Croazia fino alla Puglia. Questi individui raggiungono qualche centimetro di lunghezza, sono sprovvisti di cellule urticanti e il corpo è percorso da costole lungo le quali sono presenti una serie di ciglia vibranti dotate di organelli adesivi, con cui catturano lo zooplancton di cui si nutrono. Altre importanti caratteristiche sono la bioluminescenza e la presenza di cteni (da cui il nome), ossia ciglia fuse in otto bande meridiane al corpo utilizzate dall’animale per muoversi lungo la colonna d’acqua. Sono organismi ermafroditi, cioè sono in grado di autofecondarsi e possono generare un numero elevato di uova che si sviluppano in breve tempo. Da indagini svolte, Mnemiopsis leidyi è originario delle coste atlantiche del continente americano, ma durante gli anni ’80 fu introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Trovò un ambiente favorevole al suo sviluppo, soprattutto grazie all’abbondanza di cibo e alla scarsità di competitori e predatori e iniziò a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni decimarono i già traballanti (a causa della sovrapesca) stock ittici del Mar Nero. Nel 1999, sempre attraverso acque di zavorra, fu introdotto nel Mar Caspio, dove in alcune aree fece registrare una riduzione dello zooplancton di circa l’80%. Nel 2001 fu avvistato nel Mar Egeo dove però non ebbe effetti così drammatici, forse a causa della maggiore presenza di competitori planctofagi, e nel 2006 fu segnalato anche nel Mar Baltico.

La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali (sopporta salinità variabili da 4 a 38 e temperature comprese fra 4 e 32°C) lo rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo, sia attraverso una competizione per le risorse, sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce. Tutto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente l’ecosistema marino e, per questo, va tenuto sotto controllo. 

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