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Fauna selvatica: Confagricoltura chiede l’attivazione delle misure preventive dell’Efsa

“L’altra sera ho investito sulla strada di casa un daino – spiega ancora scosso Matteo Cattivelli, noto agricoltore di Vallera che due anni fa si era salvato, pur trovandosi con la macchina distrutta, da un frontale con un cinghiale – è successo ancora e chissà a quanti capita, ormai non fa più notizia, perché sono accadimenti quotidiani, ma la gente rischia di morire a causa di questi attraversamenti improvvisi”.

La fauna selvatica, soprattutto cinghiali e daini, si muove con disinvoltura senza aver più alcun timore dell’uomo. Sono stati avvistati anche dei lupi lungo il greto del Trebbia nella zona di Casaliggio. “L’attuale sovrabbondanza di animali di diverse specie selvatiche sta causando seri danni all’ambiente, all’agricoltura ed alla sicurezza delle persone e delle strade – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza.

Non è più un problema che riguarda solo agricoltori e addetti ai lavori. A tal proposito plaudiamo all’approvazione del piano faunistico regionale avvenuto qualche settimana fa e auspichiamo che ad esso possano seguire rapidamente le necessarie azioni concrete di contenimento”. Confagricoltura si sta muovendo a tutti i livelli perché si agisca sottoponendo la problematica al Ministero delle Politiche Agricole, a quello della Sanità e al Ministero dell’Ambiente. Ha presentato esplicita richiesta di incontri congiunti per definire una strategia d’azione condivisa.

“La problematica, per i molteplici impatti – spiega Giovanna Parmigiani componente di Giunta nazionale di Confagricoltura – è di competenza di più dicasteri. Ad essere sotto scacco sono i settori dell’agroalimentare con le loro preziose Dop. Non si ha contezza del potenziale deflagrante di alcune epizoozie veicolate dai selvatici sugli allevamenti e conseguentemente sulle filiere produttive”. Nuovi casi di peste suina sono stati registrati in Belgio, dove sono stati segnalati più di 100 cinghiali infetti negli ultimi due mesi, e in diversi Stati membri europei. Il Ministero della Salute italiano ha assunto le prime precauzioni in termini di sorveglianza passiva e di aumento delle misure di biosicurezza negli allevamenti, come peraltro suggerito anche da Confagricoltura, ma urge un’efficace azione che impedisca la diffusione della peste suina africana in Italia che, come da più parti è stato dimostrato, è intimamente legata alla diffusione delle specie selvatiche ed in particolare dei cinghiali.

“Alla minaccia costituita dalla peste suina – prosegue Parmigiani – dedicheremo anche un incontro tecnico con gli stakeholder istituzionali, comunitari e nazionali il prossimo 14 dicembre presso la nostra sede nazionale. Il contenimento della popolazione di cinghiali – spiega Parmigiani – costituisce la misura precauzionale principale rispetto al rischio di una diffusione del virus che tocchi i nostri allevamenti. Recentemente la stessa EFSA ha pubblicato un’opinione scientifica che evidenzia l’efficacia dei piani di abbattimento programmati, una scelta adottata anche da Paesi quali la Francia, dove le nuove disposizioni hanno dato positivi risultati. Come Confagricoltura – prosegue Parmigiani – riteniamo che si debba rapidamente ridurre il numero di cinghiali soprattutto lungo i confini a est del nostro Paese, diminuendo così drasticamente il rischio di introdurre la peste suina dalle zone in cui è presente”. La malattia non è pericolosa per la salute dell’uomo, ma le carni contaminate non possono essere destinate al consumo per cui la diffusione significherebbe l’abbattimento e lo smaltimento dei capi. “Soprattutto – sottolinea Parmigiani – comporterebbe il blocco di tutte le esportazioni, come in Belgio.

Danni da cinghiali allo stoccaggio del mais insilato in zona Gossolengo

Sarebbe una catastrofe per le nostre produzioni Dop e d’eccellenza e porterebbe al collasso di un settore intero con tutto il suo indotto. Auspichiamo quindi che anche l’Italia applichi le stesse misure adottate dalla Francia”.  Per garantire una più efficace e capillare prevenzione, attraverso l’attuazione delle misure previste dall’ EFSA, ossia piani coordinati di prelievo selettivo, è necessario disporre di molti operatori. “Confagricoltura chiede da tempo che siano autorizzati gli stessi agricoltori come coadiutori nei piani di abbattimento – ricorda Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza -. Il problema della fauna selvatica è molto sentito anche sul nostro territorio. E’ stata avviata una collaborazione, più stretta rispetto al passato, con le squadre degli Atc che ha dato risultati importati. Ora, su più fronti, si chiede quanto da noi auspicato: che gli agricoltori possano farsi parte attiva nelle azioni di contenimento, certamente supportati da coadiutori esperti che possano agire nel rispetto della sicurezza. In tal senso, cogliamo l’occasione per sottolineare come sia importate il lavoro di raccordo con i presidenti dei vari Atc per cui chiediamo che vengano mantenuti in carica e non venga modificato l’assetto attuale, proprio per poter proseguire fattivamente nella collaborazione avviata. Speriamo – conclude Gasparini – che siano maturi i tempi per una politica comunitaria e nazionale che annoveri metodi efficaci, anche perché la situazione non ci lascia più scampo”.

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