C’è una verità che, a Piacenza, emerge con forza da alcune vicende di cronaca ed attualità. Nonostante la morte della tredicenne Aurora abbia per giorni avuto enorme eco sui giornali, sui TG nazionali e soprattutto sui social sollevando ondate di commozione ed indignazione, ieri sera alla fiaccolata in sua memoria sono scese in strada trecento persone scarse, lasciando un scia di delusione fra i famigliari della ragazzina che si aspettavano ben altro abbraccio collettivo da parte della città. Allo stesso modo sono state oltre seimila le firme raccolte di persona, nei banchetti, contro il taglio degli alberi di piazza Cittadella e 27.431 quelle della petizione lanciata online su Change.org. Eppure questo pomeriggio in piazzetta Mercanti, sotto il Municipio, alla manifestazione indetta per gridare lo sdegno contro l’avvenuto taglio di 15 alberi sani erano presenti 200 persone scarse. I numeri, né in un caso né nell’altro, tolgono valore alla voglia di farsi sentire e di esprimere pubblicamente i propri penseri ma certo sono lo specchio di questa città dove, specie d’autunno e d’inverno, tutto viene avvolto e reso ovattato dalla nebbia. Una Piacenza brumosa che vede, giudica e pensa ma che preferisce tenere per sé il proprio sentire, al pari di quegli splendidi giardini che restano nascosti dietro le facciate dei suoi austeri palazzi. Attenzione però a non confondere questa (forse anche eccessiva) riservatezza con indifferenza ed indolenza. Per quanto poco manifeste ci sono sensibilità collettive che sarebbe saggio non ignorare.
Piacenza, la città che non ama scendere in piazza
Sia ieri sera alla fiaccolata in memoria di Aurora sia oggi per la manifestazione di protesta dopo il taglio degli alberi di piazza Cittadella solo poche centinaia di persone
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