Doveva essere un incontro per chiarire il futuro della scuola piacentina quello che si è tenuto questa sera presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant’Eufemia, organizzato dall’associazione Liberi “Siate comprensivi – Come cambia la scuola piacentina con la nascita degli istituti comprensivi”.
A moderare la serata c’era Mauro Monti, ex preside e consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Sono intervenuti Andrea Grossi (dirigente Ufficio scolastico di Parma e Piacenza), l’assessore al Welfare Nicoletta Corvi in sostituzione dell’assessore alle politiche educative e allo sport Mario Dadati e Luigi Squeri, dirigente dei Servizi Sociali.
In platea genitori ed insegnanti che avevano preso parte alla serata nella speranza di capire qualcosa in più sul futuro scolastico dei propri figli o sul proprio impegno lavorativo. Mentre i dirigenti scolastici – nelle fasi preparatorie – sono stati coinvolti dall’Ufficio Scolastico e dal Comune nel ridisegnare l’assetto delle scuole medie piacentine, i genitori e un congruo numero di docenti non sono mai stati realmente coinvolti in questo processo e tuttora faticano a comprenderne a pieno sviluppi ed implicazioni.
Un mondo diviso a metà, dunque, in cui una parte continua a restare all’oscuro di tanti aspetti pratici (quali saranno i dirigenti scolastici dei vari istituti comprensivi, come saranno rimodellate le attuali scuole, quale sarà l’effettiva offerta formativa, quali modifiche subiranno i corpi docenti etc.).
Nonostante i proclami, l’autoincensazione e le belle parole propinate alla platea dal tavolo dei relatori, chi era entrato con un bagaglio di dubbi è uscito con un fardello ancor più grande.
Non è mancato neppure qualche momento di “tensione” con il professor Monti che, forse dimentico del suo presunto ruolo di moderatore, ha voluto rindossare la casacca di dirigente scolastico rimbrottando la platea che chiedeva la parola, e rapportandosi con padri, madri e insegnanti come avrebbe fatto con una masnada di indisciplinati studenti.
Così, docenti che volevano capire quale fosse esattamente il criterio adottato nel disegnare l’area di competenza dei nuovi istituti comprensivi sono rimasti senza risposte. Al pari di chi voleva comprendere, ad esempio, il perchè l’edificanda scuola dei Pontieri anziché accogliere ragazzi provenienti da zone limitrofe faccia parte dell’istituto comprensivo 2, insieme all’Alberoni, andando a includere un collage di aree residuali della città, alquanto distanti fra loro e apparentemente disomogenee fino a Gerbido e a Borghetto.
A margine dell’incontro alcuni genitori hanno sottolineato come il riassetto sia a prima vista poco comprensibile, con scuole decentrate rispetto all’area di pertinenza dei nuovi istituti comprensivi con situazioni al limite dell’assurdo. Ragazzi che abitano di fianco alla scuola Dante saranno costretti a frequentare il Mazzini distante quasi dieci volte tanto. Altri hanno posto interrogativi sulla viabilità intorno alla futura scuola dei Pontieri. Visto che potrebbe accogliere studenti provenienti da frazioni molto lontane come riuscirà una zona, già critica e priva di parcheggi, ad assorbire l’impatto di un traffico notevolmente aumentato?
Una madre ha riportato la propria esperienza: con la “riforma” si troverà a gestire tre figli in tre differenti istituti comprensivi! C’è chi ha puntato il dito sulla composizione di istituti comprensivi elitari (Giordani, Nicolini, Mazzini, Faustini) contrapposti ad altri con utenze molto più variegate (Alberoni e in futuro Pontieri). Così come non ha convinto l’idea che si parta con una rivoluzione senza avere tutto pronto (scuola ex Manifattura Tabacchi e Pontieri sono ancora in costruzione).
Convinzioni, dubbi e domande che avrebbero voluto porre ai relatori ma che non hanno avuto l’opportunità di fare.
Ed anche le questioni poste pubblicamente non sempre hanno ricevuto risposte tecniche esaustive. Nessuno si è detto contrario agli istituti comprensivi per partito preso ma l’insufficiente chiarezza delle scelte compiute non aiuta ad apprezzare questo riassetto che era atteso e doveroso ma poteva essere gestito diversamente.
Insomma a dispetto del titolo e forse delle intenzioni degli organizzatori, ai più la serata è sembrata ben poco “comprensibile” e soprattutto è mancato un vero confronto con la platea ed in qualche modo con la città.
