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Investimenti: attenzione al rallentamento dell’economia tedesca

Quale scenario si prospetta per gli investitori nel 2019?

Gabriele Pinosa, presidente di Go-Spa consulting, ha risposto all’interrogativo nel corso dell’incontro di educazione finanziaria organizzato dalla Banca di Piacenza (tema, le guerre commerciali e le tensioni geopolitiche) che si è tenuto nel Salone dei Depositanti di Palazzo Galli. «Nel 2019 – ha spiegato il dott. Pinosa – la diversificazione valutaria potrebbe avere una sua valenza, con un ritorno del “Re dollaro”. Nelle scelte d’investimento potrebbero giocare un ruolo da protagoniste le commodities: non l’oro ma i prodotti agricoli, alimentari, energetici, i metalli industriali, l’acqua».

Il relatore, presentato dal presidente del Consiglio di amministrazione dell’Istituto di credito di via Mazzini Giuseppe Nenna («La Banca crede nell’educazione finanziaria e non ha mai venduto derivati, subprime e nemmeno diamanti, perché non venderemmo mai prodotti che non compreremmo noi stessi»), ha evidenziato come nel 2017-2018 a fare la differenza siano state le politiche monetarie («Quelle delle principali banche mondiali sono tuttora espansive. Lo spazio d’intervento diventa quindi più stretto e sempre meno efficace»), ma il loro limite e il ritorno dei rischi geopolitici fanno aumentare la volatilità degli strumenti finanziari.

La crisi, insomma, è sempre dietro l’angolo: «Tremonti nel 2011 – ha ricordato il relatore – diceva che la crisi è come un videogame: al primo schermo trovi un mostro, lo combatti e lo vinci, ma poi passi allo schermo successivo, dove ti attende un altro mostro più cattivo, e così via». Il tema di quest’anno potrebbe essere il rallentamento tedesco («Il dato congiunturale del Pil tedesco nel terzo trimestre del 2018 ha evidenziato una contrazione dello 0,2% in grado di impattare sulla crescita di tutti i principali partner di Eurozona, Italia inclusa») con la Gemania davanti a un bivio: accelerare le riforme di Eurolandia e far prendere alla politica fiscale il testimone della politica monetaria, oppure proseguire nelle politiche di austerity senza nessuna riforma sostanziale.

Gabriele Pinosa ha quindi spiegato gli effetti delle tensioni geopolitiche nell’Unione europea a causa della Brexit. Il 29 marzo, se non ci sarà accordo con l’Ue, scatterà l’hard Brexit. In caso di no deal si prevede per il regno Unito una discesa del Pil dell’8%, un crollo del 30% dei valori immobiliari, un aumento della disoccupazione del 7,5% e dell’inflazione del 6,5%.

Per far comprendere come funziona il sistema economico e finanziario mondiale, il dott. Pinosa ha fatto un salto nella storia andando alla fine del secondo conflitto mondiale, quando gli Stati Uniti, con l’accordo di Bretton Wood, ridisegnano il mondo dal punto di vista della governance monetaria, dando superpoteri al dollaro che diventa l’unica moneta con la quale era possibile acquistare l’oro (e le altre materie prime). Di conseguenza, le altre valute avevano un tasso di cambio fisso con il biglietto verde («Gli Usa acquistano un potere enorme»). Nel 1971 Francia e Regno Unito chiedono la conversione dei dollari in oro. Nixon risponde sospendendo la convertibilità aurea: inizia l’era dei cambi flessibili. Nel 1986 nasce il Wto e gli scambi commerciali mondiali crescono in maniera esponenziale. Inizia l’era della globalizzazione, con effetti positivi e negativi. A fine 2011 la Cina viene ammessa al Wto senza rispettare le regole dell’economia di mercato, come fatto dalle altre nazioni. Questo provoca scompensi che danneggiano gli Usa, il cui deficit commerciale nei confronti di Pechino esplode. Ecco che le politiche protezionistiche di Trump vanno allora nella direzione di ridurre questo gap, anche se, ha sottolineato il dott. Pinosa, la vera ragione del neo-protezionismo americano è un’altra: «C’è in gioco la supremazia tecnologica per il controllo del mondo. Pensate solamente al 5G, comporta potere ed interessi inestimabili. Chi arriva prima con le nuove reti e chi fissa gli standard globali si garantisce un vantaggio competitivo che durerà decenni. E i due player in gioco sono proprio Usa e Cina».

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