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Don Ciotti “abbiamo bisogno di una memoria viva, per guardare avanti”

Abbattere i muri. Di natura diversa, perché quelli fisici sono talvolta solo la superficie di un malessere più profondo. Il fondatore di Libera Don Ciotti si è presentato in Cattolica nella Giornata del Dono “non come Luigi Citotti”, perché ha voluto sottolineare che “non esiste un io, ma un noi”. “Rappresento fatiche speranze, impegno di tante persone, di assunzione di responsabilità”.

Da 55 anni vive in un gruppo che aiuta gli ultimi, per incollare mondi diversi, sin da quando creò prima la onlus Abele, partendo da un centro di ascolto che venne rinominato Cascina Abele, e poi con Libera, lottando contro le mafie. Di cui ha in mente forse l’esempio più importante, assieme a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone. “Eravamo insieme due mesi prima della tragedia di Capaci -ricorda –  eravamo a Gorizia per un corso di formazione sul tema delle dipendenze da droga. La sua testimonianza fu bellissima, ci siamo dati appuntamento per un caffè che non ci fu mai”.

“Libera nasce dopo quelle stragi, per unire l’Italia. Le mafie sono vive da 163 anni, non dimenticherò le parole di Luigi Sturzo il quale ne predette che l’estensione a macchia d’olio. Era convinto che sarebbe risalita fino al nord Italia, per superare le Alpi. Abbiamo bisogno di una memoria viva, per guardare avanti. Ho cominciato un’avventura a 17 anni, e la porto avanti assieme a tante persone. Libera è presente a Berlino, Madrid, Londra, perché la corruzione non è solo qui, ma sfonda i confini, ed è per questo che è importante parlarne nelle scuole, nelle università, perché giovani si assumano la loro responsabilità”.

La giornata promossa dall’Università Cattolica in collaborazione con Svep Centro Servizi per il volontariato di Piacenza, è ufficialmente inserita nelle iniziative del #DonoDay2019, un giorno dedicato a chi fa del dono una pratica quotidiana promosso per il quinto anno consecutivo dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) per valorizzare l’Italia del bene.

 

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