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Al Municipale di Piacenza in scena La cena delle Belve

Il pluripremiato spettacolo teatrale francese “Le Repas des fauves”, “La cena delle belve”, tra i maggiori successi delle ultime cinque stagioni parigine e coronato ai Molières 2011 come migliore spettacolo di un teatro privato, migliore adattamento e miglior regia, arriva anche in Italia. E fa tappa a Piacenza giovedì 14 novembre al Teatro Municipale alle ore 21 nel cartellone Altri Percorsi della Stagione di Prosa “Tre per Te” 2019/2020 proposta da Teatro Gioco Vita, direzione artistica di Diego Maj, con la Fondazione Teatri di Piacenza, il Comune di Piacenza e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano e Iren.

Scritto da Vahè Katcha, elaborazione drammaturgica di Julien Sibre, nella versione italiana il testo è scritto da Vincenzo Cerami. In scena Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi, Maurizio Donadoni, Carlo Lizzani, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti e Silvia Siravo, diretti da Julien Sibre e Virginia Acqua. Le scene sono di Carlo De Marino, i costumi di Francesca Brunori, il disegno luci di Giuseppe Filipponio. Lo spettacolo è prodotto da Gianluca Ramazzotti per Ginevra Media Production Srl e da Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano.

La vicenda presenta la storia di sette amici che, nell’Italia del 1943 durante l’occupazione tedesca, si trovano per festeggiare il compleanno del loro ospite. Una serata diversa, per staccare un po’ dalle tragedie e paure della guerra e dalle privazioni che questa porta con sé. Quella stessa sera però vengono uccisi due ufficiali tedeschi ai piedi della palazzina dove si trova l’appartamento del festeggiato e per rappresaglia la Gestapo decide di prendere due ostaggi per ogni abitazione.

Il comandante tedesco dell’operazione riconosce nel proprietario della casa dove si trovano i sette amici il libraio dal quale spesso fa acquisti e, per mantenere un singolare rapporto di cortesia, avverte che passerà a prendere gli ostaggi al momento del dessert, lasciando loro la scelta dei due che dovranno seguirlo. Qui comincia “La cena delle belve” con tutto quello che può far presagire un quadro del genere. Ognuno cercherà salvare la propria pelle e davanti alla paura della morte l’amicizia verrà meno tirando fuori il peggio di ogni persona.

Il testo di grande qualità alterna momenti di alta tensione a momenti di risate e divertimento, lo humor nero è così ben miscelato da impreziosire l’opera e l’assurdità crudele di una tale scelta si presta spesso al sorriso. Uno spettacolo che prende per mano lo spettatore e lo coinvolge emotivamente fino all’inaspettato finale, costringendolo a identificarsi con ognuno dei sette personaggi: il libraio e sua moglie che organizzano la cena; il medico che non nasconde il proprio interesse per l’occupante tedesco; un reduce di guerra con lo sguardo gioioso sulla vita; una giovane vedova tentata dalla Resistenza; un omosessuale cinico; un affarista collaborazionista. Fino a domandarsi: “Cosa farei al loro posto?”.

Il genio di Katcha ci dipinge senza compiacimento la natura umana, con un realismo crudo in cui l’ironia non è mai assente. Di fronte all’orrore affrontato con derisione, lo spettatore ride molto di questi piccoli personaggi disegnati con profonda sapienza tridimensionale. Grazie alla versione italiana curata da Vincenzo Cerami poco prima della sua scomparsa, “La cena delle belve” arriva in Italia con un cast di attori di livello che ci dipingono con crudeltà e ironia il meglio e il peggio dell’animo umano sullo sfondo della Grande Storia.

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