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Confessione e Indulgenza col virus Corona

La Penitenzieria Apostolica della Santa Sede (storicamente, Tribunale della Penitenzieria) ha vaste competenze, fra cui quelle relative all’amministrazione dei Sacramenti ed alle Indulgenze. E il virus Corona ha interessato l’attività di questo Ufficio (in essere dal 1100) sotto entrambi gli aspetti indicati.

La Penitenzieria – attualmente retta dal Penitenziere Maggiore card. Mauro Piacenza – ha anzitutto emesso una Nota “circa il sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia”, ribadendo in particolare che anche in questa situazione le regole canoniche non cambiano. Le stesse prevedono che nei casi di “grave necessità” (e la Penitenzieria ritiene che, “nei luoghi maggiormente interessati dal contagio pandemico” in essere, ricorrano “i casi di grave necessità” di cui al diritto canonico), i Vescovi diocesani possano autorizzare l’assoluzione di più persone insieme, ferme le ordinarie condizioni di ogni confessione sacramentale. Nella sua Nota la Penitenzieria ricorda anche che la contrizione perfetta, espressa da una sincera richiesta di perdono e accompagnata dalla “ferma risoluzione” di ricorrere, appena possibile, alla confessione nei modi ordinari, “ottiene il perdono dei peccati, anche mortali”.

Con apposito Decreto, speciali Indulgenze la Penitenzieria (ex auctoritate Summi Pontificis) ha poi concesso ai fedeli affetti dal morbo virale Corona nonché agli operatori sanitari, ai familiari “e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi”.

Agli ammalati è richiesto di unirsi spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione a pratiche religiose, o a forme di devozione o, almeno, di recitare il Credo, il Padre Nostro e una invocazione a Maria, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione, comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa) non appena sarà loro possibile.

Indulgenza alle stesse condizioni anche per gli operatori sanitari.

Indulgenza plenaria (dunque, che libera del tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati commessi) pure per i fedeli tutti che – con la recita del Rosario o altre pie pratiche – preghino per implorare la cessazione del contagio.

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