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Aumentano i morti sul lavoro in Emilia Romagna nel 2024 (+5,5%). A Piacenza 8 come nel 2023

Record negativo nella nostra provincia per le malattie professionali che aumentano del +32,2%, la crescita più elevata in Emilia Romagna

Con i dati resi disponibili da INAIL nella giornata di oggi, l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna costituito dalla CGIL Emilia Romagna è in grado di fornire un quadro completo dell’andamento infortunistico nel 2024 nella nostra regione.

Nel 2024 in Emilia-Romagna si sono registrati:

•      75.868 infortuni denunciati (-1,1% rispetto ai 76.687 del 2023);
•      96 denunce di infortunio con esito mortale (+5,5% rispetto alle 91 del 2023);
•      7.543 malattie professionali denunciate (+15,8% rispetto alle 6.516 del 2023).

In provincia di Piacenza i morti sul lavoro nel 2024 sono stati 8, lo stesso numero dell’anno precedente. Sostanzialmente invariato anche il numero di infortuni denunciato che cala a 4.465 da 4.467 con una variazione di 2 unità, statisticamente pari allo 0%.

Record negativo a livello regionale invece sul fronte delle malattie professionali che a Piacenza schizzano a 217 nel 2024 contro le 164 del 2013 con un aumento percentuale del +32,2%, il più alto in Emilia Romagna.

I settori che nel 2024 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:
• trasporto e magazzinaggio (23 infortuni mortali denunciati);
• agricoltura (15);
• costruzioni (11);
• noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (5);
• fabbricazione di macchinari e apparecchiature (4);
• commercio e riparazione (3); metallurgia (3); industrie alimentari (3); servizi di alloggio e ristorazione (3); sanità e assistenza sociale (3).

A livello nazionale, parliamo di 589.571 infortuni di cui 1.090 infortuni mortali nel 2024. Questo vuol dire che ogni giorno in Italia si verificano 3 morti sul lavoro e 1.610 infortuni.

In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia-Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: 69 nell’agricoltura, 90 nell’edilizia e 117 nel trasporto e magazzinaggio.

Nel 2024 crescono in Emilia-Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023).

Come dimostrato dai dati nazionali relativi al periodo 2002-2022, il 55,8% degli infortuni mortali riguarda lavoratrici e lavoratori con contratti non standard, il 54,7% si verifica in aziende con meno di 10 addetti. Esattamente come 60 anni fa, il 33% degli infortuni mortali è causato da cadute dall’alto, il 15,7% dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti.

“Negli ultimi anni – commenta il Segretario Generale della CGIL Emilia Romagna Massimo Bussandri – si sono moltiplicate vere e proprie stragi del lavoro: Brandizzo, Esselunga di Firenze, Suviana, Casteldaccia di Palermo, Toyota di Bologna, Eni di Calenzano, Ercolano. Fa impressione constatare come protagoniste siano spesso e volentieri grandi imprese e aziende partecipate dallo Stato. È inaccettabile che 3 lavoratrici e lavoratori al giorno in Italia siano vittime dell’esasperazione del profitto, del disinteresse per i diritti e la sicurezza di chi lavora. In un paese civile questa sarebbe la priorità di qualsiasi Governo: mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, aumentare i controlli e sanzionare con durezza chi non rispetta le regole, sostenere il ruolo e il lavoro fondamentale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, investire in formazione. Queste dovrebbero essere le priorità del Governo, che invece – seguendo la retorica del “non disturbare chi produce” – appare assente e disinteressato.”

“Dalle analisi del nostro Osservatorio (che saranno approfondite nel Rapporto annuale di prossima pubblicazione) – continua Paride Amanti della Segreteria regionale -, emerge una realtà chiara: c’è un fortissimo legame tra qualità del lavoro, sicurezza sul lavoro e legalità. Sono evidenti i fattori che incidono sul rischio di infortunarsi sul lavoro: i settori più esposti (a partire da agricoltura, logistica e edilizia) sono quelli caratterizzati da maggiore precarietà del lavoro, dalla frammentazione del sistema delle imprese e quindi da una minore dimensione aziendale, dalla maggior presenza di fenomeni di illegalità e sfruttamento fino alle vere e proprie infiltrazioni della criminalità organizzata. E poi, emerge con forza il tema degli appalti e dei subappalti che intreccia tutti questi fenomeni: più si allungano le filiere dei subappalti a cascata più crescono i rischi per lavoratrici e lavoratori. Bisogna cambiare il modo di fare impresa: massimo ribasso, subappalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte ben precise, non sono una fatalità. Scelte che possono e devono essere cambiate e su questo serve che tutti si assumano le proprie responsabilità: Governo, Istituzioni, Associazioni di impresa e singole aziende.”

“La sicurezza sul lavoro – conclude Bussandri – è al centro della battaglia referendaria della CGIL e chiediamo al Governo risposte sulle proposte chiare e concrete che abbiamo avanzato a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. E la sicurezza sarà al centro anche delle nostre proposte per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Il Patto per la Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro condiviso nello scorso mandato è stato un punto di partenza significativo ma deve essere attuato in tutte le sue parti: la priorità è estendere le tutele conquistate negli appalti pubblici a tutto il sistema degli appalti privati, consolidare i Tavoli provinciali, realizzare un maggior coinvolgimento degli organismi ispettivi, attuare la formazione obbligatoria prima di cominciare l’attività lavorativa, stabilire procedure da seguire per gli eventi estremi e allargare l’Ordinanza caldo, finanziare progetti per l’introduzione delle tecnologie salvavita nei luoghi di lavoro. E poi, a partire dal 2025, anche con le Associazioni di impresa occorre fare un patto: almeno 1 ora di assemblea sindacale all’anno, anche aggiuntiva, deve essere dedicata in ogni luogo di lavoro ai temi della salute e della sicurezza sul lavoro.

 

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