Il presidente di Confesercenti Piacenza, Nicolò Maserati, interviene all’indomani della presentazione del Dpcm Conte sulla fase 2 ed esprime un giudizio fortemente negativo. In particolare viene ritenuta non accettabile ed immotivata l’apertura delle attività al 18 maggio ed al 1 giugno.
«Ha lasciato un forte amaro in bocca il contenuto del DPCM approvato ieri. Per questa emergenza come associazione abbiamo sempre dato la priorità alla tutela della sicurezza, alla salute. In tal senso le categorie che rappresentiamo si sono sempre uniformate alle varie decisioni che si sono susseguite nel tempo, da mesi la quasi totalità delle attività sono state costrette a chiudere, avendo però mantenuti immutati i costi (vedi contributi, imposte, canoni di affitto, bollette utenze) senza alcuna reale contropartita economica (solamente da poco, e non a tutti, sono arrivati i 600,00 euro).
Aspettavamo con impazienza il nuovo Decreto nella speranza che arrivassero le risposte tanto attese per una graduale ripresa delle attività.
In tal senso siamo profondamente delusi sia dal testo licenziato che dagli annunci formulati dal Presidente del consiglio. L’apertura delle attività commerciali e delle altre attività al 18 maggio ed al 1 giugno (al momento tra l’altro non ancora formalizzate) ci pare non accettabile ed immotivata.
Con mille difficoltà in tanti si stanno organizzando per poter garantire al momento dell’attesa riapertura la sicurezza sia per clienti che operatori. Ma anche qui al momento nessun atto concreto.
La categoria è stanca degli annunci (l’ormai famoso decreto aprile sta diventando maggio) dei continui corti circuiti decisionali anche locali (come ad esempio le vicende dei mercati alimentari e dell’asporto con contrastanti interpretazioni), alla poca chiarezza di adempimenti e norme.
Capiamo l’emergenza, le difficoltà del momento, l’immediatezza dei provvedimenti da prendere.
Lanciamo un grido di allarme, forte e deciso: senza risposte certe, concrete, indispensabili ed urgenti, senza ascoltare e capire le esigenze anche dei piccoli imprenditori, delle micro imprese, si rischia la chiusura di centinaia di attività sul territorio con la perdita di migliaia di posti di lavoro e la desertificazione nelle vie. E questo come comunità non ce lo possiamo permettere».