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Domenico De Masi: “nel XXI secolo il lavoro sarà una gioia creativa”

L’appuntamento, promosso dall’Istituto Italiano di Bioetica – Sezione Emilia Romagna con sede a Piacenza, è per giovedì 11 aprile, alle 17.30, in via S. Eufemia nell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, partner dell’iniziativa. Presentato dal presidente dell’Istituto di Bioetica, Giorgio Macellari, il prof. Domenico Da Masi affronterà il tema del lavoro «un fenomeno che da sempre accompagna gli essere umani come una condanna, ma che nel XXI secolo potrà finalmente diventare una gioia creativa».

Domenico De Masi è professore emerito di Sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma e già preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso lo stesso ateneo.

Ha fondato ed è stato direttore scientifico della S3.Studium, Scuola di specializzazione in scienze organizzative poi trasformata in società di ricerca e formazione e della SIT, Società Italiana per il Telelavoro.

Teorico del paradigma post-industriale, basato sull’idea che l’azione congiunta di progresso tecnologico, sviluppo organizzativo, globalizzazione, mass media e scolarizzazione di massa abbia prodotto una società centrata sulla produzione di servizi, informazioni, valori e simboli, la sua ricerca sociologica si è concentrata sui nuovi assetti economici, sulle nuove forme di convivenza, sui nuovi lavori e sull’ozio creativo come sintesi di studio, lavoro e gioco.

Dal 1980 si è dedicato esclusivamente all’insegnamento universitario, alla formazione e alla ricerca socio-organizzativa nelle maggiori imprese italiane. È membro del Comitato Etico della Fondazione Veronesi e del Comitato direttivo della rivista “Sociologia del lavoro”.

Conferenziere internazionale e saggista, è autore di numerose pubblicazioni riguardanti soprattutto la società postindustriale, la sociologia del lavoro e la creatività ed ha pubblicato diversi libri sul lavoro e sul futuro del lavoro.

Che cosa è stato il lavoro e che cosa sarà? Domenico De Masi ricostruisce, nei suoi libri e soprattutto nel suo ultimo libro “Il lavoro nel XXI secolo”  le diverse interpretazioni teoriche del lavoro e ne passa in rassegna le trasformazioni concrete.

«Dalla schiavitú alla rivoluzione industriale fino al XXI secolo segnato dall’ingegneria genetica con cui vinceremo molte malattie, dall’intelligenza artificiale con cui sostituiremo molto lavoro intellettuale, dalle nanotecnologie con cui gli oggetti si relazioneranno tra loro e con noi, alle stampanti 3D con cui costruiremo in casa molti oggetti».

«Se finora i trattati e le storie lavoro hanno riservato gran parte del loro interesse all’operaio e alla fabbrica – spiega  De Masi – io dedico nei miei studi e nei miei libri pari attenzione alla fatica fisica, al lavoro intellettuale e alle attività creative, rompendo la separazione netta tra lavoro e non lavoro per analizzare anche le situazioni in cui gli uomini e le donne ibridano il loro lavoro con altre forme di vita».

De Masi, aggiunge, che ha elaborato e diffuso il paradigma post-industriale fondato sull’l’idea «che, a partire dalla seconda metà del Novecento l’azione congiunta del progresso tecnologico, dello sviluppo organizzativo, della globalizzazione, dei mass media e della scolarizzazione diffusa abbia prodotto un tipo nuovo di società centrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica».

«Con il concetto di “ozio creativo”, sintesi di lavoro, gioco e studio – conclude De Masi – apro una via inedita per comprendere come cambierà il lavoro nel nostro futuro».

Nel mese di maggio ci sarà il quarto “giovedì della Bioetica”: l’appuntamento è per il  9 maggio con Daniele Novara, dell’Università Cattolica di Milano che affronterà il tema dell’Invadenza della tecnologia nel mondo dei giovani.

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