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Furbetti del bonus spesa: la guardia di Finanza scova 10 famiglie che lo percepivano senza averne diritto

Fra le misure a sostegno delle famiglie più deboli per fronteggiare la difficile situazione creata dalla pandemia ci sono anche i cosiddetti “buoni spesa covid-19”, dei voucher del valore fino a 500 euro erogati dai comuni. Possono essere utilizzati per acquistare generi di prima necessità nel settore alimentare e farmaceutico.

I finanzieri della tenenza di Castel San Giovanni hanno deciso, insieme alle amministrazioni locali del territorio di effettuare alcuni controlli. Si sono così fatte dare l’elenco dei beneficiari del sussidio e li hanno raffrontati con i dati risultanti nelle banche dati in uso all Fiamme Gialle. Hanno così scoperto che dieci nuclei familiari, attraverso la presentazione di autocertificazioni, hanno dichiarato dati non veritieri o hanno omesso di comunicare informazioni dovute. In particolare in maniera fraudolenta hanno dichiarato di non avere fonti di sostentamento finanziario e di trovarsi in gravi difficoltà economiche tali da non consentire l’approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità.

 Invece i controlli eseguiti hanno fatto emergere che uno o più componenti dei nuclei familiari avevano regolarmente percepito uno stipendio, anche per importi cospicui, avendo un regolare lavoro. Altri erano percettori di indennità di disoccupazione o beneficiari di altre prestazioni sociali agevolate non cumulabili con il bonus spesa.

Un nucleo familiare residente a Castel San Giovanni ha autocertificato il proprio stato d’indigenza, tale da non consentirgli di far fronte alle spese di prima necessità. Ha così percepito un bonus di 380 euro. In realtà, le indagini condotte dai finanzieri, hanno accertato come il reddito familiare superasse abbondantemente i 4.000 euro mensili derivante da tre rapporti di lavoro dipendente e dall’affitto di un immobile di proprietà a Milano.

Le irregolarità sono state sanzionate ai sensi dell’art. 316 ter del codice penale (indebita percezione di erogazioni a danno dello stato) che prevede una sanzione amministrativa fino al triplo dell’importo percepito; saranno gli stessi Comuni a provvedere al recupero.

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