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Gabriele Dadati racconta il suo Canova nella vetrina di Fahrenheit 451

Gabriele Dadati è uno scrittore ed editore poliedrico. Ha raccontato una Piacenza “fantastica” in una raccolta di racconti assieme ad altri autori, ha presentato un libro (Piccolo Testamento, 2012) allo Strega, si è cimentato su più stili di scrittura (Sorvegliato dai Fantasmi (peQuod, 2006). Ora arriva in libreria con “L’ultima notte di Antonio Canova”, edito da Baldini & Castoldi, che non esita a definire “un romanzo storico vero e proprio”. L’ambientazione è infatti quella della Venezia di inizio ‘800 e Antonio Canova, il più grande artista dell’epoca, è sul letto di morte a Palazzo Francesconi. L’ha presentato questa mattina in un incontro “in vetrina” con i lettori, assieme a tisane e biscotti.

Come si troverebbe un artista del calibro del famoso scultore nella società caotica di oggi? “Canova aveva una caratteristica molto particolare – sottolinea Dadati, era un uomo che non sapeva odiare. Un uomo che quando si trova nei momenti di contrasto se ne va.

Nelle sue carte c’è una frase che lo caratterizza molto bene: Io non odio nessuno

Viviamo purtroppo nei tempi dell’odio e del contrasto, e sarebbero dei tempi di grande sofferenza per lui. Aveva il carattere più lontano dai tempi in cui viviamo, per il grande animo che aveva avrebbe provato molta sofferenza”. 

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