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Giornata Mondiale contro l’Aids: non abbassare la guardia

Il direttore di Malattie infettive dell'Ausl di Piacenza Trapani: "Test precoci, terapie efficaci e prevenzione le parole chiave"

A sin. il dr. Trapani, con il direttore generale Ausl Paola Bardasi

Come ogni anno, il 1 dicembre si celebra la giornata mondiale dell’Aids, evento di sensibilizzazione in cui si fa informazione su questa patologia.
“Le infezioni da HIV, virus in grado di causare l’AIDS, sono molto cambiate dall’inizio della sua scoperta. Nel corso degli anni si è passati – evidenzia Filippo Trapani, direttore di Malattie infettive all’ospedale di Piacenza – da una patologia quasi invariabilmente a esito fatale allo status di patologia cronica, controllata nella maggior parte dei casi da terapie farmacologiche semplici da assumere, ben tollerate dai pazienti e altamente efficaci. Tale evoluzione è considerata una delle più significative vittorie della medicina degli ultimi anni, se non addirittura la più importante. È infatti innegabile che si è passati dalla frustrazione che si provava nei primi anni dalla scoperta del virus nel comunicare una diagnosi infausta a persone giovanissime senza poter offrire loro trattamenti efficaci alla enorme soddisfazione di veder invecchiare i nostri pazienti,  grazie a terapie efficaci. Oggi possiamo vedere i loro figli che crescono senza infezione grazie alla prevenzione della trasmissione materno-fetale dell’HIV e vedere i loro cari accompagnarli alle visite senza che questi abbiano acquisito l’infezione virale. Negli ultimi anni è emerso sempre più chiaramente infatti che una terapia efficace in grado di abbassare la carica virale plasmatica a livelli estremamente bassi è in grado anche di evitare le trasmissioni del virus tra persone che hanno rapporti sessuali, persino non protetti (cosiddetto undetectable = untransmittable)”.

“Tutti questi progressi della medicina – continua l’infettivologo –  possono essere efficaci però solo se seguono un principio fondamentale, ovvero la consapevolezza nella popolazione generale dell’infezione da HIV. Per tale motivo il 1 dicembre è una data fondamentale. È nostro compito informare la popolazione della necessità di eseguire il test dell’HIV quando si hanno dei comportamenti a rischio, anche se si tratta di singoli episodi. Ancora oggi vediamo troppe nuove diagnosi di infezione da HIV riscontrate in fase tardiva, circa dieci anni dopo l’evento a rischio, quando ormai la patologia è molto avanzata ed è in fase di AIDS. In tali casi purtroppo la terapia antiretrovirale non ha la stessa efficacia e pertanto avere diagnosi più precoci è importantissimo, per il singolo paziente e per la comunità. Per questo è fondamentale eseguire il test HIV”.
A Piacenza è possibile sottoporsi all’esame gratuitamente negli ambulatori di Malattie Infettive senza prenotazione, in modo anonimo, al mattino, in tutti i giorni feriali dalle 9.30 alle 15.30.

“Pur rimanendo indispensabile il concetto della prevenzione dell’infezione da HIV tramite il preservativo, unica arma in grado di proteggere da tutte le infezioni sessualmente trasmesse, deve essere portata all’attenzione della popolazione generale ma anche dei medici non specialisti in Malattie infettive – aggiunge il dottor Trapani – la possibilità di prevenire l’infezione da HIV nelle ore successive a rapporti a rischio, fino a un massimo di 48 ore dopo l’evento, ma con maggiore efficacia se effettuata entro 4 ore (cosiddetta Profilassi post-esposizione o PeP). Le prime dosi del trattamento vengono somministrate al Pronto soccorso di Piacenza con possibilità di accesso 24 ore su 24 con successiva visita infettivologica”.

“Da pochi anni esiste anche la possibilità di eseguire la profilassi pre-esposizione (cosiddetta PrEP) a cui si accede contattando telefonicamente gli ambulatori di Malattie infettive per prendere appuntamento per essere presi in carico. Tale modalità di prevenzione permette di prevenire solamente l’infezione da HIV ma non le altre malattie sessualmente trasmesse e si applica alla popolazione che è consapevole di avere comportamenti a rischio ma non è pienamente aderente all’indicazione sull’utilizzo del preservativo. Il trattamento viene somministrato secondo un protocollo regionale che prevede periodico screening non solo dell’HIV ma anche di tutte le altre malattie sessualmente trasmesse”.

Negli ultimi anni sono state osservate diverse nuove diagnosi di infezione da HIV a Piacenza e provincia, molte delle quali riscontrate in fase molto avanzata, con un trend di incidenza in lieve calo fino al 2023.

“Purtroppo, nel 2024 l’incidenza di nuove infezioni è pressoché raddoppiata (22 al 31/10/2024 a fronte di 12 in tutto il 2023) e questo dato deve quindi far riflettere sulla necessità di parlare della problematica e rendere edotta tutta la popolazione, non solo le classiche categorie a rischio.
Tra i pazienti su cui è stata posta una nuova diagnosi di infezione da HIV a Piacenza e provincia nel 2024 vi è una maggiore prevalenza di sesso maschile e di soggetti di nazionalità italiana e una netta prevalenza di infezioni a trasmissione sessuale anche se non è da sottovalutare una ripresa delle trasmissioni per uso di droghe per via endovenosa (3 casi su 22 nuove diagnosi a differenza di pochissimi casi negli ultimi dieci anni)”.

“Tutti devono quindi essere consapevoli che i comportamenti a rischio non sono solamente i rapporti sessuali non protetti o lo scambio di siringa con persone che si pensa possano avere l’infezione da HIV. Si vedono sempre più nuove diagnosi di HIV tra persone eterosessuali o di una certa età, solitamente considerate categorie “non a rischio”; pertanto i comportamenti da non sottovalutare sono caratterizzati da tutti i rapporti sessuali non protetti, indipendentemente dalla probabilità a priori che il partner abbia potuto contrarre l’infezione in passato”.

“Il trattamento dell’HIV e quindi la possibilità di avere una prospettiva di vita pari a persone che non vivono con l’HIV – conclude il dottor Trapani – è tanto più efficace tanto è precoce l’avvio del trattamento. Solo quindi eseguendo un test HIV precocemente dopo un comportamento a rischio, indipendentemente dalla persona con cui ciò è avvenuto, ci si può accorgere in tempo di una eventuale infezione ed iniziare un trattamento che ha maggiori probabilità di successo e in grado di abbattere notevolmente la possibilità di trasmissioni successive”.

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