L’emorragia di negozi e laboratori artigianali non si ferma ed anzi, complice l’obbligo scellerato dei registratori di cassa telematici, sono decine gli esercizi commerciali che (anche nella nostra provincia) hanno deciso di non rialzare la saracinesca con l’inizio del 2020.
Nella nostra città dopo la chiusura decisa dal fruttivendolo di via Calzolai e dalle panettiere di via Borghetto è toccato anche ad un vero e proprio tempio gastronomico: la pasticceria Pedrini di Luigi Paraboschi che ha cessato la propria attività con la fine dell’anno.
Chi non è entrato almeno una volta al civico 47 di via X Giugno per ordinare un cabaret di paste mignon, la vera specialità del laboratorio, od ancora le pizzette ed i pesci di pasta sfoglia salata, immancabili nei rinfreschi di compleanni, cresime e comunioni.
Come in tanti altri casi i titolari, ormai in età da pensione, il signor Luigi e la moglie Lucia hanno deciso di ritirarsi a vita privata dopo decenni trascorsi a deliziare i palati di tanti concittadini con inarrivabili cannoncini, bignè, sfoglie e zabaione.
Venti o trenta anni fa ci sarebbe stata la fila di acquirenti pronti ad accendere un consistente mutuo per rilevare il laboratorio. Nel 2020 nessuno invece immagina più di intraprendere una vita fatta di levatacce alle 3 del mattino per preparare le brioches, perché sa che – a differenza del passato – non arriveranno nemmeno più le soddisfazioni economiche in grado di ripagare tanti sacrifici.
Così tanti artigiani e commercianti non provano neppure a mettere in vendita la propria attività. Chiudono e basta trasformando le città sempre più i tristi dormitori.
Mettete in quadro la foto a corredo di questo articolo: è forse l’ultimo vassoio di paste uscito dal forno di Pedrini, dopo quai 50 anni di attività: buone, buonissime ed allo stesso tempo rese amare dal pensiero di un paese governato con tanta inettitudine da politici e burocrati (di oggi e di ieri) che meriterebbero torte sì … ma non sulla tavola!
