Un vero e proprio outlet della droga quello scoperto dai carabinieri della compagnia di Bobbio in provincia di Pavia, con stupefacenti venduti a prezzi molti più bassi rispetto a quelli del “normale listino” all’ingrosso e con disponibilità continua di hashish, marijuana, cocaina ed eroina.
L’operazione Dirham, durata nel suo complesso circa un anno e mezzo ha portato all’emissione di diciassette misure cautelari nei confronti di quattro cittadini italiani e tredici cittadini di origine marocchina ed esattamente 8 custodie cautelari in carcere, 5 arresti domiciliari, 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e 2 divieti di dimora nella provincia di Piacenza. Quattro casi sono stati stralciati e passati per competenza alla procura di Pavia. Il gip Luca Milani ha dunque ritenuto solidamente fondato l’impianto accusatorio del p.m. Antonio Colonna basato sulle indagini del nucleo operativo dei carabinieri di Bobbio. Nel corso dei circa diciotto mesi di attività investigativa sono stati effettuati 14 arresti in flagranza e sono stati denunciati tre spacciatori. In totale sono stati sequestrati 1.274 grammi di hashish, 115 grammi di cocaina, 111 grammi di marijuana e 30 gr. di eroina.
Gli spacciatori utilizzavano la moneta marocchina quale unità di riferimento per indicare la quantità di stupefacente da acquistare o cedere, da cui il nome “Dirham” con cui è stata battezzata la stessa indagine.
Nei giorni scorsi è scattato l’atto finale per l’esecuzione delle 17 misure cautelari con l’impiego di 60 militari dell’Arma che hanno agito anche con il supporto delle unità cinofile, non solo nelle province di Piacenza e Pavia ma anche a Bergamo e nel milanese.
Uno dei fermati è stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti e per questo il suo arresto è divenuto in flagranza di reato. Sono stati sequestrati, 7 smartwatch, 7 telefoni cellulari e 30 auricolari bluetooth.
Alla conferenza stampa odierna il procuratore capo Grazia Pradella si è voluta complimentare con i carabinieri di Bobbio “per aver portato a termine un’operazione molto complessa e delicata”.
Anche il pm colonna si è unito nei ringraziamenti ai militari che ed ha sottolineato “l’enorme impegno di un gruppo ristretto di carabinieri che ha condotto una variegata attività di indagini con intercettazioni e pedinamento. Quando si è in pochi diventa ancora più impegnativo verificare e raffrontare gli elementi raccolti”.
Le indagini erano partite dalla denuncia di un cittadino marocchino che si era rivolto ai carabinieri della compagnia di Bobbio perchè qualche componente della sua famiglia era entrato nel giro dello spaccio e questo stava creando dissapori e forti tensioni domestiche.
I militari non hanno scoperto un’organizzazione strutturata, verticistica, con un capo ma la struttura era paragonabile ad un albero con tanti diversi rami, ognuno slegato dall’altro ma tutti confluenti nello stesso luogo di approvvigionamento pavese.
Gli spacciatori piacentini si rifornivano anche quotidianamente, acquistando ogni volta piccoli quantitativi di droga, sia per rischiare meno in caso di arresto, sia per non impegnare capitali ingenti in una sola volta.
La droga, come di consueto, veniva tagliata ed immessa sul mercato ad un prezzo almeno doppio rispetto a quello d’acquisto.
Vasta la platea dei consumatori da professionisti ad operai a giovani studenti. Del resto come ha sottolineato il procuratore capo Piacenza è una “provincia pervasa da un’intensa attività di spaccio”.