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Il Vermiglio di Maura Delpero come luogo dell’anima alla prima del Bobbio Film Festival

Prima di dieci proiezioni alla ventottesima edizione del Bobbio Film Festival: alla prima in scena la regista Maura Delpero con il suo “Vermiglio”, pellicola selezionata per rappresentare l’Italia agli Oscar del 2025 nella sezione dedicata al miglior film internazionale.

Il titolo lascia trasparire un rimando cromatico che tuttavia non si concretizza perchè “Vermiglio” è altro, è un luogo racchiuso tra le Dolomiti che sembra tenere lontana la coda della seconda Guerra Mondiale eppure la vive in prima persona tra rapporti epistolari appesi alla tracolla di un postino decano ed un reduce siciliano, Pietro (Giuseppe De Domenico), che rappresenta la variabile in un’ecosistema sociale fatto di dialetti e di consuetudini che mutano soltanto al variare delle stagioni in un susseguirsi calcolato di riti e rituali dove la coscienza cattolica è parte del quotidiano e nella quale il focolare domestico assurge ad una comunità a sé stante.

“A” e “in” Vermiglio si configura una dimensione onirica che passa per le parole innocenti, ma altrettanto ficcanti, dei bambini più piccoli della famiglia Graziadei dove il padre (Tommaso Ragno) è maestro della locale scuola e si sente quasi in dovere di essere ancora più integerrimo con i figli che frequentano la sua stessa classe. Ada (Rachele Potrich) si ritrova in bilico tra i severi dettami e le penitenze della Chiesa ed una sessualità tutta da costruirsi con un’altra variabile impazzita, quella della scanzonata Virginia (Carlotta Gamba) a rappresentare l’ignoto ed il proibito. E poi proprio la protagonista Lucia (Martina Scrinzi) che di Pietro s’innamora affrontando in seguito un grande dilemma etico e personale proiettandosi al di fuori di quel guscio che l’aveva sempre vista nascosta dal mondo fuori.

Non è un caso che la regista parli proprio di un sogno, del padre scomparso che torna a farsi bambino e correre negli spazi immensi di Vermiglio e conseguentemente di un desiderio di ritorno ad un senso di comunità autentico testimoniato in diverse riprese – dove sembra trasparire un richiamo ad Ermanno Olmi – che ripristinano uno scorrere del tempo non frenetico ed altrettanto non banale.

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