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Industria piacentina: bene l’alimentare, in calo la meccanica

Presentata l'indagine congiunturale di Confindustria. Strategico rendere la nostra una città sempre più universitaria

Confindustria Piacenza si avvia verso la propria ottantesima Assemblea che sarà un momento importante di celebrazione e forse anche l’occasione per dare notizia di nuovi importanti investimenti che potrebbero concretizzarsi, tra le altre cose, in un rafforzamento del polo universitario piacentino. Anche perché i verici dell’associazione industriali sono convinti del fatto rendere la nostra una città sempre più universitaria sia la strada giusta e da perseguire con la massima determinazione.
È questo uno degli elementi emersi oggi a margine della conferenza stampa indetta per presentare l’indagine congiunturale relativa al secondo semestre 2024. Il presidente Nicola Parenti, affiancato dal direttore Luca Groppi, ha risposto alle svariate domande dei giornalisti. Parenti ha sottolineato i problemi che derivano da costi dell’energia ancora troppo elevato e che rischiamo di spingere in altro l’inflazione, ostacolando gli investimenti delle imprese. Sul pericolo dei dazi americani è stata espressa preoccupazione ed attesa. Sarebbe un ulteriore ostacolo che si andrebbe ad aggiungere a quello causato dalle sanzioni alla Russia che hanno chiuso un mercato un tempo importante per il nostro export. Parenti si è augurato che si arrivo presto alla fine del conflitto in Ucraina non tanto per gli aspetti economici ma per l’enorme perdita di vite umane che ha fin qui comportato.
Si è anche parlato del PNNR. L’Italia è certamente il paese che ne ha maggiormente usufruito ma purtroppo per goderne appieno i benefici sono mancate due riforme, quella della giustizia e quella fiscale. Fortunatamente invece si è potuto porre rimedio ad una situazione di inciviltà che riguardava le scuole, molte delle quali sono state messe a norma sotto il profilo antisismico.
I dati dell’osservatorio congiunturali relativi al secondo semestre 2024 sono stati illustrati da Giulia Silva dell’Ufficio Studi
L’industria piacentina mostra una buona capacità di risposta al complesso contesto economico globale, chiudendo il 2024 con dati complessivamente ancora positivi, nonostante l’esposizione a diversi
fattori di incertezza.
La consueta Indagine Congiunturale condotta dall’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha analizzato vari indicatori economici tra le imprese manifatturiere associate, confrontando l’andamento di fatturato, occupazione, ordini e giacenze nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, nonché l’andamento degli investimenti nell’anno. Sono state altresì rilevate le previsioni degli stessi indicatori per il primo semestre 2025.
Nel secondo semestre del 2024, il fatturato complessivo delle aziende manifatturiere è rimasto
sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando una lieve crescita dello 0,48%. Tuttavia, si riscontrano alcune difficoltà sul mercato domestico, dove l’intero comparto manifatturiero ha visto un calo del fatturato interno dello -0,36%, il primo dato negativo dal 2020.

Le esportazioni mostrano un andamento particolarmente positivo, soprattutto nel settore alimentare (+15,46%) e nella meccanica (+4,29%). Quest’ultimo settore evidenzia però una forte eterogeneità nelle performance delle diverse filiere. Le aziende attive nell’oil&gas e nelle infrastrutture energetiche stanno ottenendo risultati positivi, trainate da una domanda in forte crescita. Al contrario, il comparto delle
macchine utensili sta risentendo della contrazione di alcuni mercati chiave, in particolare la filiera automotive e il mercato tedesco, che tradizionalmente assorbe una quota significativa della produzione piacentina. Le aziende che hanno potuto diversificare i mercati di sbocco, orientandosi ad esempio verso altre aree geografiche, come gli Stati Uniti, o verso altri settori in espansione, come la difesa e l’aerospazio,
stanno beneficiando della crescita economica in queste aree e filiere.
L’occupazione si conferma in crescita (+1,63%); anche per questo dato, il settore meccanico risulta quello più prudente (+0,11%).
La variazione degli investimenti nel 2024 risulta nel complesso positiva (+3,09%), con particolare dinamismo nel settore alimentare (+7,70%). Le imprese hanno investito principalmente in impianti,
macchinari e formazione del personale, con una crescente attenzione alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Tra i principali ostacoli agli investimenti emergono la carenza di personale qualificato (37%) e un livello di domanda atteso insufficiente (35%).
Per il primo semestre del 2025 le previsioni sono più caute rispetto a sei mesi fa e vedono diminuire la percentuale di chi si aspetta un aumento del fatturato e degli ordini nel semestre in corso.
Nonostante le incertezze economiche, l’occupazione mostra segnali positivi: il 18% degli imprenditori prevede un aumento del personale. Come evidenziato in questa indagine, la difficoltà nel reperire risorse umane resta uno dei principali ostacoli agli investimenti. Allo stesso tempo, il capitale umano si conferma
un elemento strategico per la crescita aziendale. Per mantenere competitività e innovazione, le imprese scelgono di investire nel personale, puntando su competenze e professionalità come leve fondamentali per affrontare le sfide del mercato.
Gli investimenti continueranno a concentrarsi nel 2025 su digitalizzazione, software, IT e formazione del personale, con una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. Nonostante le difficoltà globali e le
incertezze derivanti dalle politiche commerciali internazionali, la transizione digitale e l’innovazione
sembrano essere considerati strumenti chiave per sostenere la competitività e il futuro delle imprese manifatturiere.
Il contesto globale e nazionale in cui si inserisce la congiuntura piacentina è rappresentato nell’ultima edizione della Congiuntura Flash, elaborata dal Centro Studi Confindustria.

Ripartenza stentata

A inizio 2025, il sostegno all’economia viene dal proseguire del taglio dei tassi anche
se l’inflazione sta risalendo alimentata dai rincari di gas e elettricità. L’industria è in crisi e i servizi trainano poco. Il PIL italiano, fermo nel 3° e 4° trimestre 2024, è atteso in lieve crescita. Sulle prospettive pesa l’incertezza sui possibili dazi USA, che rischia di frenare scambi e investimenti.
Prezzo del gas più che raddoppiato. Prosegue senza sosta l’aumento del prezzo del gas in Europa: 53
€/mwh a febbraio il TTF, da 49 a gennaio (26 un anno fa). Imprese e famiglie pagheranno di più anche per l’elettricità, visto che il prezzo in Italia rimane legato strettamente al gas: PUN a 155 €/mwh a febbraio,
da 143 (88 un anno fa). La quotazione del petrolio, invece, è in calo (76 $/barile, da 79).
Aumenta l’inflazione. Nell’Eurozona i prezzi al consumo dell’energia sono ormai in rialzo (+1,8% annuo a
gennaio) e la core alta e stabile (+2,7%): perciò l’inflazione è in aumento (+2,5%). In Italia, i prezzi
dell’energia sono risaliti quasi allo zero (-0,7% annuo) e la core è ferma su valori più bassi (+1,6%):
l’inflazione è pian piano cresciuta a +1,5% a inizio 2025, da un minimo di +0,7% nel corso del 2024.
Tassi: continua il taglio. A fine gennaio la BCE ha tagliato i tassi di un altro quarto di punto (2,75%, dal
4,00% iniziale), perché guarda all’inflazione sul medio termine, prevista in moderazione; secondo i
mercati, ci saranno altri due tagli nel 2025. In Italia, il tasso per le imprese è sceso finora di oltre un punto (4,40% a dicembre, da un picco di 5,59%), ma il credito resta in calo (-2,3% annuo).

Gli investimenti faticano a ripartire. La fiducia delle imprese a gennaio sale di poco (95,7 da 95,3), su valori vicini alla media 2024, e l’incertezza si riduce appena. Lato domanda, a inizio 2025 i giudizi sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi. Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva.

Consumi: crescita incerta. A dicembre si è avuto un recupero delle vendite al dettaglio (+0,8%), che ha limitato il calo nel 4° trimestre a -0,2%. A gennaio, la fiducia dei consumatori risale, pur su valori contenuti (98,2, da 96,3). L’ulteriore allentamento di politica monetaria stimola il canale del credito e il reddito totale è cresciuto nel 2024. In contrasto, l’indicatore ICC suggerisce una frenata a inizio 2025.

Servizi: crescita modesta. La spesa dei turisti stranieri si è assestata su un’espansione moderata (+1,3% annuo a dicembre). A gennaio, l’indice RTT (CSC-TeamSystem) segnala un calo del fatturato dei servizi; il PMI scende e resta appena in area espansiva (50,4 da 50,7), indicando una crescita striminzita; anche la fiducia delle imprese del settore si è ridotta a inizio anno (99,0 da 99,6).

Industria in affanno. La produzione è scesa a dicembre (-3,1%) dopo il marginale recupero a novembre: -1,1% nel 4° trimestre, il 7° consecutivo in calo: l’automotive segna un -36,6% su dicembre 2023. A gennaio, l’HCOB PMI è rimasto su valori recessivi (46,3 da 46,2) e l’RTT industria indica un fatturato in calo; la fiducia rimane su livelli bassi, le attese di produzione migliorano ma restano modeste.

Export debole. L’export di beni italiano ha mostrato una moderata risalita a dicembre (+1,9%), ma nel complesso del 2024 resta di poco negativo (-0,4% a prezzi correnti), a causa del calo delle vendite intra-UE (-1,9%), solo in parte bilanciato da un aumento extra-UE (+1,2%). Tra i settori, positive le dinamiche di farmaceutico e alimentari, negative quelle di automotive e pelletteria. Tra i paesi, calo nei primi mercati (Germania, USA, Francia), crescita in altre importanti destinazioni (Spagna, UK, Turchia).

Eurozona: l’industria non riparte. Secondo i PMI manifatturieri, a gennaio le principali economie dell’Eurozona sono sotto la soglia di espansione, esclusa solo la Spagna. Non cambia dunque il quadro offerto dai dati sulla produzione industriale di dicembre: Spagna in aumento (+1,4%), Germania in forte calo (-2,9%) e Francia in lieve flessione (-0,4%); anche il 4° trimestre 2024 si è chiuso bene solo in Spagna (+0,9%) mentre è stato negativo per Germania e Francia (-1,2% e -0,7%).

USA: domanda interna fiacca. L’industria a gennaio è salita oltre le aspettative (+0,5% la produzione), delineando un 1° trimestre 2025 positivo (+1,1% acquisito, dopo -0,3% nel 4° 2024). Le vendite al dettaglio, invece, sono scese in modo rilevante (-0,9%) per la prima volta da agosto, ma l’acquisito nel 1° trimestre rimane positivo (+0,2%). Rallenta anche la dinamica degli occupati (+143mila unità).

Cina: frenata dei consumi. La produzione industriale accelera di poco a novembre (+5,4% annuo, da +5,3%), trainata da high-tech (+8,7%) e attrezzature industriali (+7,8%); gli indicatori PMI suggeriscono che la manifattura rallenti a gennaio, pur restando in area espansiva. Intanto, frena la crescita dei consumi (+3,0% annuo a novembre, da +4,8%) e resta bassa la dinamica dei prezzi: al consumo è a +0,5% annuo in gennaio (da +0,1%), alla produzione è a -2,3% per il secondo mese consecutivo.
 
L’indagine dell’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha rilevato le variazioni di
diversi indicatori economici tra le imprese manifatturiere (escluse le imprese
edili) associate. In particolare, sono stati indagate le variazioni di fatturato e
occupazione del secondo semestre 2024 e l’andamento della variazione degli
investimenti effettuati nel 2024; sono state inoltre registrate le previsioni
relative al primo semestre 2025. I dati sono stati raccolti mediante la
somministrazione di un questionario, effettuata a gennaio 2025.
Il fatturato nel secondo semestre 2024 ha registrato una variazione nel complesso ancora positiva, seppur
con alcune criticità e differenze tra settori. La variazione per l’intero comparto manifatturiero si attesta
a +0,48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A differenza dell’indagine precedente,
l’andamento dei prezzi non ha avuto un impatto significativo sulla crescita, ma permangono incertezze
legate principalmente alla domanda interna.
Il fatturato estero continua infatti a essere il principale traino della crescita, con un incremento del
+4,00%, mentre il fatturato interno, per la prima volta dal 2020, segna un dato negativo (-0,36%),
suggerendo una domanda interna meno dinamica.
Guardando ai settori, il miglior risultato è quello del settore dei materiali edili (+7,32%), La buona
performance continua ad essere sostenuta da due importanti driver di sviluppo: gli incentivi fiscali per la
riqualificazione del patrimonio immobiliare, seppur depotenziati, e il piano di investimenti infrastrutturali
previsti dal PNRR. L’incremento appare però influenzato anche dall’aumento dei prezzi, che rimane
significativo (+4,67%).
Anche il settore alimentare continua, nel complesso, a mantenere un buon risultato (+3,30%), sostenuto
da un exploit del fatturato estero (+15.46%), a compensare il dato negativo del fatturato interno (-
1,15%).
Il settore meccanico, centrale per l’economia provinciale, registra una diminuzione del fatturato pari a –
0,66%. Sebbene le vendite estere abbiano segnato un incremento del +4,29%, il calo del mercato
domestico (-2,57%) ha impedito una crescita complessiva positiva. All’interno del settore meccanico, le
performance risultano eterogenee: le aziende legate all’oil&gas e alle infrastrutture energetiche registrano
dati positivi, mentre il comparto delle macchine utensili risente del ridimensionamento di alcuni mercati,
in particolare della filiera automotive e del mercato tedesco, tradizionale sbocco delle produzioni
piacentine. Al contrario, le imprese che intrattengono rapporti commerciali con gli Stati Uniti beneficiano
del buon ritmo di crescita del mercato statunitense.
Le industrie varie (tessile, arredamento, legno, chimica/plastica e altri) registrano invece una flessione
del fatturato del -5,32%. La riduzione riguarda sia il mercato estero (-19,70%) che quello interno (-2,17%).

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