Sulla rete Mauro Molinaroli vive in uno sconfinato regno parallelo, denominato Frantoio, dove succedono e si dicono cose che nel mondo di tutti i giorni faticherebbero a trovare ospitalità. Fuori dai suoi possedimenti internettiani Molinaroli è innanzitutto un intervistatore, uno bravo, capace di tratteggiare con le parole ritratti vividi e realisti. Per lavoro sopporta e supporta le richieste dei colleghi giornalisti, nel suo ruolo di responsabile dell’ufficio stampa del Comune di Piacenza. Per hobby scrive libri perché tanto, alla fine, quello che sa fare e gli piace fare è appunto scrivere. Una volta giriamo il taccuino nella sua direzione e gli chiediamo di raccontarci uno spicchio del suo passato, la maturità.
Quando la sostenne?
Ho fatto la mia maturità, di maestro elementare, nel luglio 1973.
Cosa si ricorda.
Era un luglio caldissimo. Io scelsi un tema di carattere storico. Bisognava analizzare alcuni aspetti della storia d’Italia dall’unità fino alla grande guerra. Allora erano questi i temi. La storia contemporanea, nel 1973, arrivava più o meno fin lì.
Il ricordo più strano è che avevo un caro amico con il quale eravamo andati, una settimana prima, a prenderci un giorno di svago in vespa a Chiavari. Allora facevamo queste cose … non eravamo molto “globali”.
Guidava lui ed eravamo caduti e si era rotto il femore. Venne a dare l’esame di maturità in barella accompagnato dall’ambulanza, ingessato. Fu una cosa davvero inusuale, tanto che vennero i giornali nazionali. Un ricordo indelebile.
E lei uscì indenne, dall’incidente?
Fortunatamente qualche graffio e nulla di più. E’ un ricordo particolare, al di là delle emozioni che si provano in momenti come quelli della maturità. Poi ricordo anche che, in occasione dell’orale, c’eravamo io e un certo Molinari.
Io, Molinaroli, avevo chiesto di essere interrogato in filosofia; era la mia seconda materia (come prima portavo italiano). Molinari aveva scelto invece matematica. Un commissario confuse Molinari con Molinaroli …
Fu una catastrofe?
Si. Feci un grande esame, andai benissimo negli scritti, feci un ottimo orale di italiano. In matematica fu, in pratica, scena muta e mi rovinò la media.
Una quasi omonimia che le costò cara. Del resto la sfortuna ci vede sempre benissimo …
Si molto bene, molto bene. Questi due episodi resero la maturità oggetto di racconti nel tempo. Ci si può ridere ancora su oggi. Allora non tanto, dico la verità.
Come erano i commissari all’epoca?
Mi ricordo ancora, per italiano, la professoressa Matilde Astrua con la quale sono amico su Facebook e lei si ricorda di me.
Poi c’erano alcuni commissari esterni. Ma sembravano persone vecchie. Avevano 50 anni. Io oggi ne ho dieci in più eppure mi sembravano così lontani…
Però erano persone con cui si poteva ragionare tant’è che alla fine la presidente di commissione mi disse che era un peccato come era andata matematica. Sarei uscito con un voto molto alto, così invece dovettero ridimensionarlo. Uscii con un 48 e mi andò benissimo.
Se la è più sognata la maturità?
Sognato forse no. Però ho provato una grande nostalgia quando ho visto il film “Notte prima degli esami”. E’ un film italiano, magari banale, leggerino però quelle emozioni li, quelle storie d’amore nate un po’ a ridosso dell’esame di maturità con l’amica più bella di te che viene a studiare perché tu sei più preparato in filosofia … lei non sa niente … ecco quelle “robe” li le ho vissute un po’ devo dire. Sono state le mie “anfetamine” per arrivare al giorno dello scritto. Ricordo quel volto bellissimo di Lucia per la quale ero cotto fatto … ma con la quale non successe assolutamente niente. Studiammo molto assieme …
Dica la verità!
Studiammo e basta…
Carlandrea Triscornia