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    Momento di bilanci per Non una di meno dopo la manifestazione di Verona

    Momento di bilanci dopo la manifestazione svoltasi sabato a Verona per Non Una Di Meno, movimento transfemminista attivo in più di 70 città d’Italia. “Un successo – il commento a freddo delle attiviste -, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato che la legge 194 non si tocca e il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha detto che la patologia è l’omofobia, non l’omosessualità. Queste dichiarazioni, non certo sostanziali da parte di chi ha patrocinato l’evento, non scalfiscono il programma politico né del governo né delle reti legate al WCF, ma segnano la potenza della resistenza messa in campo dal movimento transfemminista. Il Congresso, che si è svolto in Italia per influenzare l’agenda politica in materia di diritti civili e famiglia, grazie a Non Una Di Meno non ha trovato l’agibilità politica che il governo voleva garantirgli.

    Il Congresso mondiale delle Famiglie, astutamente, utilizza il linguaggio dei diritti umani e dei movimenti femministi per dissimulare il proprio reale progetto politico, ossia la difesa della famiglia cosiddetta “naturale”, basata sulla complementarietà e gerarchia dei ruoli di genere maschile e femminile e sulla divisione sessuale del lavoro, per negare altre forme di relazioni affettive e di solidarietà. Senza riconoscere che il modello di famiglia patriarcale è il principale luogo in cui si genera e si riproduce la violenza domestica e l’oppressione delle sessualità considerate non conformi. Alla difesa della famiglia mononucleare si aggiunge la retorica della difesa della vita e dei diritti umani del concepito e l’allarmismo rispetto al calo demografico in occidente, che sono argomentazioni strumentali all’attacco al diritto di autodeterminazione delle donne di decidere sul proprio corpo e sulla possibilità di essere madri.

    A questo progetto delle destre sovraniste e integraliste Non Una di Meno ha risposto con una tre giorni internazionale di eventi pubblici diffusi sul territorio, contrapposta alla logica del Congresso che si è svolto a pagamento, con molti incontri a porte chiuse e con grandi difficoltà di accreditamento per la stampa. La manifestazione di Non Una di Meno ha mobilitato anche le nuove generazioni intorno ad una proposta politica che tiene insieme i diritti delle donne, delle persone migranti e delle soggettività LGBTQIA+, radicalmente opposta a quella di chi difende le donne solo quando le loro vite sono funzionali alla riproduzione della specie e attacca soggetti LGBT e migranti perché le loro esistenze mettono in crisi la norma eterosessuale e l’egemonia bianca.

    All’ondata reazionaria che in Europa sta attaccando i diritti conquistati dai movimenti femministi (aborto, divorzio e riforma del diritto di famiglia), Non Una Di Meno risponde con la costruzione di una rete globale che unisce le lotte delle donne, delle persone migranti e dei soggetti LGBTQIA+ di tutto il mondo. Più di 400 femministe hanno partecipato ieri alla prima assemblea internazionale con l’obiettivo di condividere percorsi e pratiche messe in campo nei vari paesi e preparare le future tappe del movimento transfemminista. Prossimo appuntamento a gennaio per una seconda grande assemblea transnazionale”. 

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