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    Quando il buslanein si restringe e diventa un tarallo

    Questo mercatino non s’ha da fare, tuonò la Giunta comunale di Piacenza che, sull’onda dell’aria nuova in città voleva liberarsi di quelle (indubbiamente) poco estetiche tende bianche dei precedenti mercatini natalizi.

    Quel mercato s’ha da fare ha tuonato ieri il Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso d’urgenza presentato da sedici ambulanti.

    Alura al fum devono aver pensato stamane i bancarellai che si sono presentati in piazza con i loro gazebo ed hanno iniziato a montarli in barba al sindaco e sotto lo sguardo esterrefatto di Cavalli (da intendersi l’assessore non quelli del Mochi).

    Salvo poi ritrovarsi accerchiati da forze dell’ordine, come i sioux dalle truppe nordiste e dover far armi e bagagli, in attesa di un definitivo acquartieramento.

    Mentre i contendenti di questo singolar tenzone natalizio si recavano dal Prefetto Falco in cerca di una mediazione, in piazza si è continuato a lavorare alacremente per costruire le casette di legno che belle son belle, ma son talmente nuove da sembrare un po’ unità abitative post terremoto. Bisognerà aspettare un paio di edizioni perché assumano la patina altoatesina d.o.c.

    A proposito di origine controllata e provenienza geografica: ieri in conferenza stampa l’assessore Stefano Cavalli aveva parlato di casette affidate ai consorzi locali con i loro prodotti tipici od in alternativa a vendita di mercanzie ad esclusivo tema natalizio.

    Ebbene oggi girovagando fra il villaggio in allestimento c’è parso di scorgere olive e taralli ma siam sicuri di esserci sbagliati.

    Si sarà trattato di palline verdi ovoidali per l’albero di Natale e di una variante micronizzata dei tipici buslanein piacentini. Perché così non fosse faticheremmo a capire cosa ci sia autoctono in un prodotto salentino. A meno che, visto come si era messa l’intera vicenda, si sia deciso di far finire tutto a “tarallucci e vino”.

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