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    Quando un gruppo Facebook riesce a ridare speranza ad un giovane che ha sbagliato

    Si critica spesso questa nostra società accusata di essere troppo votata agli affari, senza cuore, generosità ed attenzione al prossimo. La realtà però spesso supera i luoghi comuni e ci dimostra che vi sono sempre eccezioni alla regola.

    Vale anche per una storia emersa delle pagine di Facebook. Nella nostra città esiste ormai un punto di riferimento per tutte le piccole e grandi difficoltà quotidiane: si chiama “A Piacenza Chiedilo a Me” ed è un gruppo Facebook a cui oltre 26 mila concittadini si rivolgono per avere consigli, informazioni, dritte. Nella gran parte dei casi si tratta di richieste d’aiuto semplici e facilmente risolvibili.  A cavallo fra ieri sera ed oggi però è emersa una storia molto più dura e difficile, la storia di una giovane donna che ha scritto alla fondatrice del gruppo Claudia Castelli alla ricerca di un aiuto tanto concreto quanto difficile.

    «Buonasera – recitava il messaggio –  le sto per chiedere una cosa molto “delicata” nella speranza che mi possa aiutare. Il mio compagno è attualmente detenuto. Ha commesso un errore che giustamente sta pagando, forse anche più del dovuto. Lui in questo momento ha bisogno di lavorare, qualsiasi cosa purché gli permetta di avere un contratto e possa iniziare a ricostruirsi una vita. Lei per caso conosce qualcuno che ha bisogno? Anche uno stipendio basso, o poche ore al giorno. Lui è una persona molto intraprendente e non ha difficoltà ad adattarsi a qualunque situazione. So perfettamente che un messaggio così possa destare un po’ di dubbi, ma mi creda….è difficile. L’Italia non aiuta, non permette alle brave persone di riscattarsi, soprattutto quando si hanno solo 30 anni. Ti schiacciano e ti fanno sentire un verme…ti fanno sentire inutile e abbandonato. Fanno sentire inumani e un peso per le famiglie. Non mi ha mai toccato con un dito, è sempre stato rispettoso, chi lo conosce lo adora…eppure anche lui ha ceduto e si è rovinato un pezzo di vita».

    Di fronte alla richiesta di un ragazzo finito “dietro alle sbarre” molti potevano girarsi dall’altra parte e lasciar cadere l’appello nel vuoto. Invece dopo poche ore una signora, iscritta al gruppo, ha preso contatto con l’amministratrice dicendosi disposta a dare una mano al giovane, prendendolo a lavorare nella propria azienda.  Una conclusione degna della miglior storia natalizia ed un’azione davvero generosa che offre una seconda possibilità a chi ha sbagliato. Ora starà a lui rimboccarsi le maniche e non deludere compagna e futura datrice di lavoro.

    (Immagine di repertorio)

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