Un omaggio al talento di Francesco Mochi (Montevarchi, 29 luglio 1580 – Roma, 6 febbraio 1654), l’artista che concepì e realizzò i monumenti equestri dedicati a Ranuccio e Alessandro Farnese, simboli per eccellenza della città. È questo il cuore della mostra che la Banca di Piacenza, come da tradizione, offre alla cittadinanza in occasione del Natale, con un’attenzione speciale al quattrocentesimo anniversario dell’inaugurazione dei celebri Cavalli (1625), opere scolpite tra il 1612 e il 1620. L’esposizione rientra tra le iniziative di Rete Cultura Piacenza.
Allestita negli spazi del PalabancaEventi da sabato 13 dicembre 2025 a domenica 18 gennaio 2026, la rassegna si avvale della curatela scientifica di Antonio Iommelli, direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese. Il percorso espositivo approfondisce le ragioni che portarono alla commissione dei due monumenti a Piacenza e la scelta dello scultore toscano, presente in mostra anche attraverso altre sue opere significative. L’intento è quello di raccontare non solo l’arte di Mochi, ma anche il contesto storico e culturale del Seicento piacentino, in un dialogo tra memoria e valorizzazione del patrimonio barocco.
I contenuti, concepiti in chiave divulgativa, saranno fruibili con modalità diverse e innovative. L’allestimento è firmato da NEO (Narrative Environments Operas) di Milano.
L’evento è stato presentato nella Sala Ricchetti della sede centrale della Banca di Piacenza dal presidente Giuseppe Nenna, affiancato dal vicepresidente Domenico Capra, dall’amministratore delegato e direttore generale Angelo Antoniazzi, dal sindaco Katia Tarasconi e dal curatore Antonio Iommelli. Alla conferenza hanno partecipato anche il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi e l’assessore alla Cultura Christian Fiazza.
«Questa mostra – ha sottolineato il dott. Nenna – è un piccolo tassello per dimostrare che Piacenza merita di dire la sua come candidata a capitale europea della cultura». Una candidatura «a cui crediamo molto», ha aggiunto il sindaco, ringraziando la Banca «sempre molto attiva nell’elevare culturalmente la nostra città». Il curatore Iommelli ha poi illustrato alcuni aspetti del progetto «che vuole raccontare la storia di Piacenza attraverso i Cavalli del Mochi, chiamato dai Farnese per portare un po’ di Roma a Piacenza». Tra le opere esposte figurano un documento originale di pagamento allo scultore, alcuni ritratti di membri della famiglia Farnese e due opere del Mochi, una delle quali di particolare rilievo.
Francesco Mochi
Allievo a Firenze del pittore manierista Santi di Tito, Mochi si formò poi nella bottega dello scultore Camillo Mariani, guardando ai maestri del Rinascimento come Donatello, Michelangelo e Giambologna. Il suo primo capolavoro fu l’Annunciazione per il Duomo di Orvieto (1603-1608). Nel 1612 si trasferì a Piacenza, dove – grazie ai legami familiari con la corte farnesiana – ricevette la commissione per i monumenti equestri di Ranuccio e Alessandro Farnese, che ancora oggi dominano quella che divenne piazza dei Cavalli.
Rientrato a Roma nel 1629, completò la statua di Santa Marta per la cappella Barberini in Sant’Andrea della Valle. Seguì, nel 1634, il Battesimo di Cristo, destinato a San Giovanni dei Fiorentini e oggi conservato a Palazzo Braschi. Nel 1640 portò a termine la Santa Veronica per uno dei pilastri della cupola di San Pietro in Vaticano, considerata il suo ultimo grande capolavoro.




