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    SenzApp, quando la password è scritta in blu

    Nel film “Una pazza giornata di vacanza” lo studente statunitense Ferris Bueller riusciva a penetrare nel sistema informatico della sua scuola per nascondere una giornata di assenza.

    Difficile pensare che i giovanissimi studenti degli istituti Romagnosi e del Casali, protagonisti degli accessi e delle modifiche irregolari al registro elettronico, abbiano visto la pellicola del regista John Hughes che porta sul groppone ormai trentaquattro anni di età. Più probabile che dietro agli accessi fraudolenti – senza scomodare paroloni come “hacker” (seconda parola utilizzata più impropriamente dopo “Millenial”) – si nascondano i più disparati prodigi informatici conosciuti come accessi con utente e password.

    Del resto anche la porta più solida e resistente può essere aperta senza grossi sforzi se qualcuno dimentica la chiave nella serratura: basta una leggerezza ed il gioco è fatto. Tanto in un account di posta elettronica come in un computer della NASA.

    Tutto è ancora da chiarire, gli sviluppi ancora tutti da scrivere e tracciare su carta (che resta sempre più sicura di monitor e tastiera…) ma le conseguenze per gli studenti rei di aver falsificato il numero delle assenze potrebbero essere piuttosto pesanti.

    C’è chi ha già paventato possibili “sanzioni alternative” quali attività di volontariato ma potrebbe forse essere più opportuno saggiare le competenze informatiche degli studenti mettendole al servizio della cittadinanza.

    Piacenza Parcheggi, nuovo gestore delle soste a pagamento sul territorio cittadino, deve ancora consegnare l’applicazione per il pagamento dei parcheggi nelle famigerate linee blu. Dovrebbe essere pronta a fine mese: nel frattempo a chi vuole evitare una contravvenzione non resta che sperare di avere nel portamonete almeno un euro e cinque centesimi. Facile trovare il primo, causa di qualche grattacapo la ricerca del “ramino” sul fondo del portafogli. Il tutto in una regione moderna come l’Emilia Romagna dove nessuno (?) ha forse mai pensato ad un’unica soluzione per il pagamento delle soste.

    Perché allora non mettere all’opera proprio i giovanissimi alla app? Potrebbe uscirne qualche buona idea. Sicuramente migliore di quella di Ferris Bueller, sicuramente più funzionale di un parchimetro nell’anno domini venti-venti.

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