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    Zerocalcare ospite di Controtendenza alla Coop Infra invita a non banalizzare il fenomeno neonazista

    Salone gremito come raramente si era visto alla cooperativa Infrangibile negli ultimi anni per la presenza del noto fumettista Zerocalcare, invitato sul palco dal collettivo Controtendenza nell’ottica di aprire il dibattito sulla diffusione dei movimenti neofascisti (Zerocalcare preferisce la dicitura “nazisti” per calcarne la continuità teorica e storica, n.d.r.), a partire dagli ultimi lavori dell’artista, in particolare da Questa non è una partita a bocce, fumetto in quattordici tavole apparso sull’Espresso con l’obiettivo specifico di avanzare una riflessione sul pericolo di banalizzazione del fenomeno, attraverso la concessione spazi di visibilità acritica da parte dei principali media.
    “Troppo spesso mi capita – spiega Zerocalcare – che mi chiedano di fare vignette su argomenti di cui non so nulla. Però sulla questione dei nazisti – vista la mia esperienza a Roma fatta di aggressioni, botte e anche un accoltellamento – sapevo cosa dire e ho chiesto di poter utilizzare uno spazio più ampio per poter parlare ai lettori dell’Espresso e a chi non ha mai vissuto questo confronto quotidiano con il fenomeno negli ultimi 15 anni.
    Poiché molto aveva a che fare anche con lo spazio che i giornali main stream avevano concesso all’estrema destra di fatto legittimandone l’esistenza, provare a incalzare il rapporto tra un pezzo di giornalismo e il fenomeno poteva servire da stimolo per la riflessione su quel punto.
    Devo dire che l’obiettivo e’ stato disatteso e chi cercavo di coinvolgere ha continuato imperterrito. Ma il rapporto con il pubblico e’ andato molto meglio. Poi con i fatti di Macerata, a posteriori, credo che a qualcuno sia servito per avere qualche strumento per approfondire la vicenda senza che da parte mia ci sia stata una volontà evangelica o pedagogica”.
    Rapporti con la stampa che diventano oggetto di critica privilegiato anche da parte del collettivo Controtendenza che si esprime alla folta platea attraverso i propri portavoce:
    L’evento di Zerocalcare si inserisce in una serie di momenti tendenti a disinnescare la logica criminalizzante a cui i media ci hanno sottoposto in queste settimane, per porre l’attenzione su ciò di cui è veramente importante parlare: la legittimazione istituzionale dei fascisti di Casapound. Per noi i discorsi incentrati sulla presunta violenza degli antifascisti non hanno alcuni scopo se non strumentalizzare i fatti. La divisione sta tra chi legittima i fascisti e chi li combatte.
    I giornalisti non sono ben accetti perché hanno sviluppato un linguaggio che ci criminalizza, legittimando di fatto i fascisti di Casapound. Ciò che ci proponiamo è di coinvolgere le persone nella solidarietà con i compagni attraverso fondi e lettere. Basta criminalizzare l’antifascismo. Chi vuole praticare l’antifascismo una strada ce l’ha. Chi ci condanna all’unico scopo di strumentalizzare i fatti ha già scelto di sostenere apertamente il fascismo“.
    C’è spazio anche per la rivendicazione della buona riuscita del corteo dello scorso 10 febbraio in cui – continuano i portavoce – “la piazza ha spinto compatta per conquistare la propria agibilità. Piacenza e’ per chi parla di solidarietà e amore, ma anche per chi combatte tirando fuori i denti quando ce n’è necessità. Senza partiti alle spalle abbiamo costruito un percorso che mette le radici nel 10 febbraio, ma non si ferma lì”.
    Dal pubblico, nel frattempo, partono anche riflessioni critiche e domande all’artista: “Ero in manifestazione lo scorso 10 febbraio e non ho visto né i calci al carabiniere né il lancio dei cubetti di porfido. L’avessi saputo non avrei consigliato a cuor leggero ai giovani di partecipare al corteo; cosa ne pensi della vignetta uscita sui giornali dal titolo fascista e’ chi fascista fa“?
    “Ho pieno rispetto per tutte le posizioni – replica Zerocalcare. Non e’ fascista tutto quello che non ci piace o e’ violento. Usarlo come aggettivo come fosse una clava per colpire chiunque non è d’accordo con te non è corretto. Eppure non mi piace il dibattito sterile su violenza-non violenza e credo sia scorretto dal punto di vista semantico e politico perché cancella la storia, che non è fatta solo di movimenti non violenti.
    Chi non condivide certe pratiche e’ giusto che non le pratichi e che non le condivida, ma qualunque sia la forma di lotta rispetto chi segue una strada, con le sue forme e dedicandoci tempo della propria vita. L’insulto da parte di chi non fa mai nulla e condanna a priori è un atteggiamento che non mi piace.
    Non c’è una sola pratica giusta, ma le pratiche devono rispettarsi a vicenda altrimenti ci si fa solo del male”.

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