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«Criteri ESG, la nostra agricoltura è già la più green d’Europa»

Partecipato convegno al PalabancaEventi promosso dalla Banca di Piacenza. Più ombre che luci nell’approfondita analisi sui nuovi vincoli ambientali da parte dei rappresentanti di Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Terrepadane. Il ruolo dell’Università Cattolica

«Noi vogliamo crescere e innovare, ma occorre ragionare con processi di filiera che portino a terra le politiche ambientali in maniera tale che vengano legate alla sostenibilità economica. Così facendo potremo lavorare per la distintività dei nostri prodotti». Il concetto, espresso dal presidente del Consorzio Terrepadane Marco Crotti, ben riassume i contenuti dell’interessante convegno che si è tenuto al PalabancaEventi di via Mazzini (in un’affollata Sala Corrado Sforza Fogliani) per iniziativa della Banca di Piacenza e avente come filo conduttore i criteri ESG in agricoltura. A fare gli onori di casa, il vicedirettore generale del popolare Istituto di credito Pietro Boselli (presenti il vicepresidente Domenico Capra e il direttore generale Angelo Antoniazzi), che ha osservato come la Banca sia da sempre vicina al mondo agricolo, settore fondamentale per l’economia piacentina.

Luca Bertolini, del Coordinamento dipendenze Comparto agrario della Banca, ha introdotto i lavori ricordando il significato dell’acronimo ESG: Enviroment (criterio che misura l’impatto sull’ambiente di aziende e organizzazioni; sono considerati fattori come l’uso delle risorse naturali, l’adattamento ai cambiamenti climatici e le politiche di riduzioni delle emissioni); Social (criterio sociale riferito alle relazioni che l’azienda intrattiene con dipendenti, fornitori, clienti e la comunità dove opera); Governance (criterio che riguarda la gestione dell’azienda includendo le politiche di remunerazione, l’integrità aziendale e la trasparenza fiscale). Criteri ai quali anche le aziende agricole dovranno adeguarsi per gestire la cosiddetta transizione ecologica. Per quanto riguarda l’Enviroment – ha spiegato il dott. Bertolini – il settore primario dovrà misurarsi con la nuova Pac, il Credito d’imposta 4.0 e 5.0, gli impegni specifici sull’uso sostenibile dell’acqua, il Pnrr per le agroenergie, i Piani per la riduzione di gas serra e ammoniaca. Per la parte Social, fari puntati su Bandi di formazione, Piani per lo sviluppo sociale delle aree rurali e Bandi Inail. Infine la Governance, con Piani di formazione per gli imprenditori agricoli e Bandi per il primo insediamento. Chiudendo il suo intervento, il dott. Bertolini ha ricordato come i criteri ESG entrino nel processo di valutazione del merito creditizio e che la Banca ha a disposizione prodotti e servizi dedicati ad aziende ed investimenti ESG. Lo stesso Bertolini, nei saluti finali, ha sottolineato come il settore agricolo italiano sia considerato il più green d’Europa.

Stefano Amaducci, professore ordinario della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, ha evidenziato il ruolo «sempre più da protagonista» dell’agricoltura nel preservare l’ambiente e come l’ESG sia un sistema per misurare il nostro impatto sull’ambiente dando maggiore qualità ai nostri prodotti e ha invitato le aziende agricole «a partecipare a questo processo orientato alla biodiversità, implementando buone pratiche». Due gli strumenti principali individuati dal docente per soddisfare i criteri ESG: l’agrivoltaico (un impianto sperimentale è stato proprio di recente inaugurato dalla Cattolica), che consente l’uso del terreno sia per produrre energia grazie all’installazione di pannelli solari, sia per realizzare attività agricole e di allevamento; la carbon farming, una tecnologia in grado di stoccare carbonio nel suolo («l’obiettivo al 2050 di riduzione zero di CO2 verrà raggiunto all’85%, quindi questa soluzione è importantissima; l’Università sta facendo un progetto per gestire e certificare i crediti di carbonio stoccati»).

A parere di Luca Piacenza, vicedirettore Coldiretti, «l’agricoltore ha già compiuto molti passi verso il rispetto dell’ambiente» e la stessa Ue riconosce la validità del nostro sistema alimentare per qualità e sicurezza dei cibi. «Del green deal – ha aggiunto – dobbiamo considerare la parte buona prendendo coscienza che anche il resto del mondo deve cambiare insieme a noi; e l’eticità della produzione deve diventare un “dazio” per chi non rispetta le regole». Specificato che gli agricoltori, con l’architettura verde della Pac, da tempo sono in linea con i criteri ESG, il vicedirettore di Coldiretti ha espresso l’auspicio che «l’ESG non diventi uno dei tanti marchi di cui è pieno il mondo, alcuni dei quali sono scatole vuote che confondono i consumatori».

Filippo Gasparini, presidente Confagricoltura, ha dal canto suo bollato senza mezzi termini i criteri ESG come «una forma di imposizione che contiene ovvietà», lamentando come «in questo modo si vada a impoverire la capacità produttiva delle aziende: il green deal ha annullato i piccoli allevamenti, ottenendo l’effetto contrario ai suoi scopi. Non è accettabile che si condannino le generazioni future perché non si tiene conto degli aspetti economici legati a queste misure. Nel mondo non stanno certo a guardare alle paturnie dell’Europa. L’ESG sarà obbligatorio ma non sarà un plus come lo è stato il biologico, perché quando una misura diventa erga omnes, i plus cadono e per le aziende è devastante. Ci sarà un modo – si è domandato il presidente di Confagricoltura – per ottenere garanzie in termini ambientali rispettando l’economia?». L’economia dei territori – ne è convinto il dott. Gasparini – dà indipendenza; la globalizzazione asfalta le differenze. «Non perdiamo l’identità – il suo appello – e non dite che siamo contro l’ambiente. Siamo contro l’ambientalismo che cela l’economia di Stato e il condizionamento, che demonizza le aziende e l’iniziativa privata».

Fabio Girometta, presidente Cia, ha sottolineato i primati della nostra provincia nella produzione di pomodoro da industria e Grana Padano e posto l’accento sul fatto che da anni gli agricoltori fanno sostenibilità. «Le aziende – ha argomentato il presidente della Cia – devono essere sostenibili per la collettività. L’agricoltore, infatti, protegge il territorio, soprattutto nelle zone appenniniche a rischio abbandono».

Marco Crotti, presidente Terrepadane, ha manifestato una certa emozione nell’essere nella sala che fu la prima sede della Federconsorzi, e ricordato come Terrepadane stia festeggiando il decimo anno di attività. Occasione per tracciare un bilancio. «L’agricoltura piacentina da tempo marcia nella direzione del rispetto dell’ambiente, per esempio con l’aumento della fertirrigazione (che ormai si fa con il controllo telematico da remoto) del 300%, distribuendo i concimi in modo mirato. Terrepadane ha tra l’altro investito in una fabbrica di concimi liquidi a Fiorenzuola. Ed è un esempio di sviluppo sostenibile: siamo stati la prima azienda in Italia a mettere a punto un progetto (di ispirazione israeliana) che riesce a irrigare a goccia senza utilizzare energia ma sfruttando la pendenza dei terreni. Vorrei infine ricordare che oggi nella nostra provincia tutti i trattori che vendiamo sono 4.0, controllati da remoto e in dialogo con agricoltore e terreno». Il presidente del Consorzio ha quindi salutato come un’opportunità di business per le aziende il ricorso alla carbon farming, richiamando la collaborazione con la Cattolica nel progetto di gestione e certificazione dei crediti di carbonio stoccati, «perché per salvaguardare ambiente e aspetto produttivo è fondamentale mettere a terra i valori dei comportamenti. La nostra produzione integrata – ha chiosato il dott. Crotti – è la più restrittiva al mondo. Ma a che serve se poi nei disciplinari spagnoli troviamo fitofarmaci che noi abbiamo bandito 15-20 anni fa? Perciò sostenibilità sì, ma economica».

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