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Nuovo giro di vite della questura di Piacenza contro le bande giovanili

Una vasta e prolungata attività della polizia ha portato a nove arresti,  trenta denunce ed al sequestro di 789 grammi di droga. A fronteggiarsi gruppi di egiziani, tunisini e marocchini: otto gli accoltellamenti. Sequestrati i profili social di un trapper egiziano

La questura di Piacenza, guidata dal dottor Ivo Morelli, continua a “marcare stretto” i gruppi di giovani autori di svariati episodi di criminalità sul territorio cittadino. Questa mattina, in conferenza stampa, sono stati presentati i risultati di questo nuovo “giro di vite” messo in atto dalla polizia e che ha portato nel suo complesso a nove arresti,  l’emissione di una misura cautelare, trenta denunce, dodici perquisizioni, tre sorveglianze speciali, dodici misure di prevenzione  oltre alla chiusura di due attività ed al sequestro di dodici fra armi ed oggetti atti ad offendere e di 789 grammi di stupefacente (hashish, cocaina, oppiacei, benzodiazepine).

La volontà chiaramente espressa dai vertici di viale Malta è quella di “fermare i giovani” prima che sia troppo tardi, cercando di evitare che le devianze di oggi si trasformino, domani, in vere e proprie forme di delinquenza senza più ritorno. E’ lo stesso spirito con cui, lo scorso anno, vennero emessi una quarantina di Daspo o di altre misure di prevenzione: dei giovani coinvolti solo un paio hanno continuato sulla strada della criminalità mentre la gran parte ha scelto di rispettare le norme penali e quelle di convivenza civile.

«Non siamo davanti a delle baby gang organizzate gerarchicamente – ha sottolineato il questore – ma a gruppi numericamente variabili. Li seguiamo in maniera continuativa, monitorandoli anche sui social».

Si tratta di gruppi talvolta piccoli, talvolta che raggiungono anche la quindicina di persone ma in cui a commettere veri e propri reati sono generalmente pochi «quattro o cinque litigano e quindici riprendono con il telefonino».

Alla base di tutto ci sono faide fra gruppi etnici, magari nate proprio per qualche parola o commento di troppo su Instagram o YouTube o per una spallata od uno spintone fuori da scuola.  Da una parte c’è un gruppo di giovani egiziani, dall’altra – a seconda della situazione – un gruppo di tunisini ed uno di marocchini, ma non mancano neppure altre etnie e fra i partecipanti ci sono anche italiani. Sono tutti maggiorenni, seppure molti lo siano diventati da poco. Alcuni fra gli stranieri sono nati in Italia e sono tutti regolarmente presenti sul territorio nazionale.

Le indagini della polizia sono partite in seguito ad una serie di accoltellamenti avvenuti a cavallo fra giugno e luglio dello scorso anno fra i giovani egiziani ed i tunisini sia per il predominio delle piazze d spaccio sia per questioni di “mancato rispetto”. Grupp, un i di circa 20 egiziani hanno preso d’assalto i “concorrenti” con coltelli e anche machete. Un egiziano 22enne, considerato il leader del gruppo la “banda” è stato arrestato ben tre volte nel giro di un mese, due da parte della polizia per spaccio ed una da parte della polizia locale per lesioni aggravate ai danni di un marocchino (ed è attualmente sottoposto a divieto di dimora in provincia di Piacenza). E’ peraltro coinvolto nell’indagine per corruzione e spaccio a carico di due medici di base, uno dei quali arrestato lo scorso agosto.

In una catena di azioni e vendette, i tunisini avevano risposto ai rivali con altrettanta brutalità ed il loro “capo”, un pluripregiudicato trentacinquenne, era finito in carcere con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un giovane egiziano accoltellato con un fendente al petto a luglio del 2024. Un episodio originato da un precedente accoltellamento, avvenuto in via Colombo, poche ore prima, ad opera di due egiziani ai danni di  tunisino. Nella giornata odierna a carico del tunisino è stato notificato un provvedimento di sorveglianza speciale per 18 mesi con obbligo di soggiorno a Piacenza.

Gli uffici della questura piacentina hanno collaborato strettamente fra loro, partendo dalle denunce recepite dall’ufficio prevenzione generale, dai riscontri sul campo delle Volanti e dalle successive indagini della Squadra Mobile, nonchè dalla collaborazione con le altre forze dell’ordine fra cui carabinieri e polizia locale. In totale sono stati ricostruiti sette accoltellamenti, di cui tre qualificati come tentato omicidio. Su un ottavo accoltellamento sono invece intervenuti i carabinieri.

Un locale di barberia che fungeva da base per i tunisini è stato chiuso dal Comune, nei mesi estivi, per lungo tempo, su richiesta dell’Ausl. Addosso al proprietario del negozio e nel retro, a terra, era stata trovata droga.

E’ stato anche effettuato un attento monitoraggio dei social ed in particolare di YouTube ed Instagram, entrambi utilizzati per dare risalto ai vari episodi avvenuti in città ad opera di queste pseudo bande. E’ stata richiesta la chiusura dei profili di un trapper di origine egiziana indagato a luglio come mandante di uno dei tentati omicidi, quello avvenuto in via Colombo a colpi di machete. Il fendente diretto al volto aveva colpito un giovane connazionale fortunatamente “solo” ad un braccio riportando comunque ferite giudicate guaribili in 60 giorni. Prima dell’aggressione il trapper aveva pubblicato una storia in cui si mostrava con due machete in mano, inviando minacce proprio al ferito. Alcuni suoi video su YouTube, ben fatti tecnicamente, mostravano armi e droga e questo gli è valso una denuncia per istigazione a delinquere.

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