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L’omelia del Vescovo: “la luce della Pasqua illumini la grande oscurità della morte, del dolore, della sofferenza”

Pubblichiamo l’omelia di mons. Gianni Ambrosio in occasione della Solennità della Pasqua, Messa del giorno pronunciata in una cattedrale senza fedeli.

Letture: At 10,34.37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9

Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. Abbiamo cantato l’Alleluia pasquale, che esprime la gioia e la speranza della Pasqua di risurrezione. Ma nel nostro cuore è ancora presente molta tristezza. Il solo fatto di essere qui, nella nostra grande e maestosa Cattedrale, a cantare l’alleluia senza la partecipazione del popolo di Dio è motivo di disagio che si aggiunge al dramma di questi giorni. Finalmente ieri, dopo un lungo e pesante mese, il numero dei morti  per il Covid-19 è tornato al di sotto della doppia cifra. Sono sei i piacentini deceduti: speriamo sia il segno di un ritorno alla normalità. Raccomandiamo al Signore tutti i morti di questi giorni.

Abbiamo sentito dalla parola del Signore che la mattina di Pasqua – “il primo giorno dopo il sabato” ebraico, che i cristiani chiameranno domenica – erano tristi anche Pietro, Giovanni e le donne. Tristi per la crocifissione di Gesù, il loro Maestro e Signore. Tristi anche per la tomba che hanno trovato vuota quando sono si sono recati al sepolcro. La speranza si era affievolita, forse anche si era spenta, o forse, nonostante tutto, un filo di speranza era ancora presente. Avevano molto amato Gesù e l’amore non si rassegna. Inoltre Gesù aveva annunciato che qualcosa sarebbe avvenuto.

2. Poi l’annuncio della risurrezione non tarda a risuonare nel cuore di Pietro, Giovanni e degli altri apostoli. Ma ancora prima sono le donne ad accogliere l’annuncio, Maria di Magdala e le altre donne, e in particolare Maria, la Madre di Gesù. La voce dell’angelo si diffonde: “Non è qui, è risorto”. È il primo annuncio della Pasqua, un annuncio che continua nel tempo grazie alla voce delle donne, alla voce dei discepoli e poi alla voce e alla testimonianza di molti cristiani: “E’ risorto”.

Apriamo anche noi il nostro cuore e prestiamo ascolto alla voce, laviamo i nostri occhi perché diventino occhi nuovi, capaci di riconoscere i segni della risurrezione di Cristo e della nostra risurrezione, perché il Risorto ci fa partecipi della sua risurrezione.

La vita ha vinto la morte, la luce ha sconfitto la tenebra. Non è annullata la sofferenza e la morte, non è eliminato il dolore e  l’oscurità, ma la vita è illuminata dalla risurrezione: questa è la ‘nuova creazione’ che Dio ha compiuto, perché Dio è fedele, perché ama la vita, perché non abbandona i suoi figli nell’oscurità di un sepolcro.

Da duemila anni questo annuncio viene proclamato, viene vissuto e testimoniato in mezzo a tanti drammi e tante oscurità. Ma la luce della Pasqua non è venuta meno, la speranza continua: Cristo è risorto e noi non siamo abbandonati a un destino di morte, siamo risorti con Cristo, siamo in cammino verso la pienezza della vita. Questa è la promessa di Dio che si è compiuta in Gesù e attende di compiersi anche per noi nel mistero dell’amore di Dio. L’apostolo Paolo ci ammonisce: “se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”. E ancora: “rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.

3. Vi confesso che non ho mai desiderato e atteso l’annuncio della Pasqua in modo cosi vivo come quest’anno. Vi confesso pure che mai come questa volta ho avvertito la forza delle parole di Pietro che, superata finalmente la paura, osa annunciare la risurrezione davanti a coloro che avevano messo a morte Gesù. “Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute (…), lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle chi si manifestasse a noi”.

Mai come in questa Pasqua, dopo aver visto i tanti segni di vita, di amore, di dedizione, di risurrezione da parte di molte persone – e li ringrazio ancora – ho intuito che la risurrezione di Cristo è il solo fondamento affidabile della speranza degli uomini. Lo affermato l’apostolo Paolo nella lettera ai Corinzi: “se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede” (cf. 1Cor 15, 14). A cui mi permetto di aggiungere: allora vuota è la speranza. No, non è vuota la speranza, non è vana la fede. L’ultima parola non è la morte, l’ultima parola è la parola di Dio. Perché Dio – che spesso lasciamo fuori dalla vita – continua a essere il Dio della vita, il Dio che non lascia soli e abbandonati i suoi figli.

La luce della Pasqua di Cristo illumini la grande oscurità della morte, del dolore, della sofferenza. La grazia della Risurrezione agisca in noi e nella nostra vita, donando a tutti la forza della speranza. La gioia della Pasqua sia il lievito che genera la vita nuova con relazioni più buone e più fraterne, di cui avvertiamo tutti l’urgente bisogno.

È l’invocazione che sale al Dio da tutta la Chiesa e dall’umanità sofferente. È l’augurio pasquale che rivolgo a tutti voi, alle vostre famiglie, alla tutta la comunità piacentina così profondamente provata dalla sofferenza. Buona Pasqua!

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