Gli anni Settanta a Piacenza e nel mondo

«L’obiettivo della mia attività editoriale è di scrivere tante cose per regalarvele. Anche questo mio ultimo lavoro è stato scritto con il cuore. Spero di averlo fatto bene». Così un emozionato Mauro Molinaroli si è rivolto al numeroso pubblico presente al PalabancaEventi (Sala Panini) alla presentazione del suo libro “Un lungo incanto”, dove vengono raccontati gli anni Settanta sia dal punto di vista personale, sia con riferimenti a ciò che è avvenuto a Piacenza e nel mondo.
Dopo gli interventi di saluto del vicedirettore della Banca di Piacenza Pietro Boselli e dell’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza («Mauro è una persona coraggiosa che con questo libro si è messo a nudo, ha fatto i conti con il passato e questo gli dà maggiori potenzialità per il futuro»), hanno preso la parola – coordinati dal giornalista Robert Gionelli («nel volume c’è un affresco sentimentale della nostra città») – il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi (che ha scritto la Prefazione), lo psicoterapeuta Stefano Sartori (autore della Presentazione) e il giornalista Giorgio Lambri.
Reggi ha riconosciuto all’autore «la capacità di raccontare, di portarti in mezzo agli eventi» e il merito di aver, libro dopo libro, «creato un mosaico emotivo che ricostruisce la storia della nostra comunità». Il presidente della Fondazione degli anni Settanta recupererebbe i cantautori («allora straordinari») e il Piacenza Calcio («che svolse una potentissima azione di marketing territoriale»); non ha invece nostalgia alcuna del traffico «pesantissimo a quei tempi» e dell’inquinamento («elevatissimo»).
Lo psicologo Sartori ha ripreso il concetto del coraggio dimostrato dall’autore nell’affrontare le cose che ci hanno fatto più male nella vita (come la prematura morte del padre) definendo la lettura del libro («piccolo ma denso») una lunga seduta di psicoanalisi.
A parere del giornalista Lambri il volume «non è un amarcord» di un periodo «che ci ha formato», ma un «ritrovarsi con se stessi, le proprie inquietudini, la propria anima: leggetelo pensando all’aspetto emotivo e vi darà delle belle sensazioni arricchendovi».
L’autore ha ringraziato la Banca di Piacenza («fortemente identitaria») e citato «tre grandi sindaci» con i quali ha lavorato: Felice Trabacchi, Stefano Pareti, Roberto Reggi. Ha poi ricordato i cantautori (Guccini, De Gregori, Vecchioni, Lauzi e tanti altri) che lo hanno aiutato a crescere. Molto formativa anche l’esperienza da studente lavoratore alla Libreria Bellardo («dove avevo modo di confrontarmi con il titolare Italo e con un giovane Gianni D’Amo, allora leader del movimento studentesco»). «Ho cercato – ha concluso Molinaroli – di tirar fuori le cose che abbiamo dentro».




Michele Placido: «Il palcoscenico è stato la mia culla»

«Sono nato in teatro e il palcoscenico è stato la mia culla. Non vedo l’ora di fare lo spettacolo di domani sera». Questo uno dei pensieri regalati al numeroso pubblico del PalabancaEventi (Sala Corrado Sforza Fogliani), dove l’attore e regista Michele Placido – ospite della Banca di Piacenza – è stato protagonista di una chiacchierata con Mino Manni come anteprima, appunto, di “Pirandello – trilogia di un visionario” in scena questa sera al Teatro Verdi di Fiorenzuola, di cui Manni è direttore artistico. Si tratta di un viaggio nel mondo del grande poeta italiano – in occasione delle celebrazioni del 90° anniversario del Premio Nobel per la letteratura a lui assegnato – che abbraccia tre delle opere più iconiche: L’uomo dal fiore in bocca, La Carriola e Sgombero. «Sono tre atti unici, tre testi completamente differenti – ha spiegato l’attore dopo l’intervento di saluto del presidente della Banca Giuseppe Nenna, Banca che è stata ringraziata da Placido per il sostegno dato allo spettacolo -. Pirandello sapeva trovare pregi e difetti delle persone, ma poi era generoso a non approfittarne ed aveva il grande pregio di essere umoristico nella tragedia». E il tema della generosità è stato ripreso da Manni per descrivere le qualità umane dell’illustre ospite. «Bisogna essere generosi con il pubblico – ha osservato Placido – perché è quello che ci dà fiducia. Massimo rispetto dunque per chi sceglie di assistere a uno spettacolo. E per me il rispetto sta nel presentare al pubblico un Pirandello pop, cioè comprensibile, come del resto ho fatto con Caravaggio».
Generoso e coraggioso, ha aggiunto il direttore del Verdi, per esempio nell’abbandonare a un certo punto la televisione e nell’interpretare spesso personaggi al limite approfondendoli.
L’attore e regista ha quindi raccontato come è nata la sua passione per il teatro e per Pirandello: «Anche se il mio sogno era diventare un artista e frequentare l’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”, a 18 anni entrai in Polizia al Commissariato Castro Pretorio a Roma. Mi rifugiavo in biblioteca e declamavo L’uomo dal fiore in bocca. Un giorno sentii una voce alle mie spalle che recitava un verso di quest’opera: era il mio colonnello che mi disse “le darò io una mano”. Così fu e con il suo aiuto entrai in quella prestigiosa accademia».
Su Pirandello Michele Placido ha realizzato il suo ultimo film (Eterno visionario) che – ha fatto sapere nel corso della serata il regista – sarà proiettato al “Filming Italy-Los Angeles”, la kermesse, alla sua decima edizione (19-22 febbraio), per la valorizzazione le produzioni cinematografiche e punto di connessione tra la cultura italiana e quella americana, organizzata sotto il patrocinio del Consolato generale d’Italia a Los Angeles. Michele Placido, che sarà presidente onorario del Festival insieme a Dolph Lundgren, riceverà nell’occasione il “Filming Italy Achievement Award”.
L’indimenticato protagonista de La piovra si è detto «orgoglioso» di presiedere (dal 2021) il Teatro Comunale di Ferrara («diventato il quarto teatro italiano per importanza») e ha definito il piacentino Marco Bellocchio suo «grande maestro» che gli ha insegnato che non è tanto importante diventare famoso, bensì riuscire a dare al pubblico «la possibilità di scegliere tra il bene e il male».




Presentata la rassegna “Teatro e Oltre”

E’ stata presentata stamani in Municipio la rassegna “Teatro e Oltre”, composito cartellone del Teatro San Matteo che dal 30 gennaio al 15 giugno vedrà in scena numerose compagnie piacentine. I rappresentanti delle diverse realtà protagoniste hanno illustrato i propri spettacoli accanto all’assessore alla Cultura Christian Fiazza e a Giada Antonucci per la Fondazione Teatri.

Si parte giovedì 30 gennaio con Quarta Parete e “Ascoltami: il filo della memoria”: dal testo di Paola Cordani, per la regia di Stefania Zanfrisco, un mosaico di storie per non dimenticare, raccontando la Shoah e inseguendo il filo conduttore della memoria anche sulle colline dei nostri partigiani o lungo il fronte israeliano-palestinese. La rassegna prosegue sabato 1 e domenica 2 marzo con gli sketch in vernacolo della Società Filodrammatica che propone le “Brisal ad Dialett” con la regia di Francesca Chiapponi, mentre sabato 5 aprile sarà la volta della nuova produzione delle Stagnotte, “Indomiti cuori” e domenica 13 aprile andrà in scena “Medina – Un nome per tutte” di Cantiere Simone Weil, dedicato a Medarda Barbattini, sopravvissuta a Ravensbruck e diventata – insieme a Rita Cervini – una delle due prime donne elette nel Consiglio comunale di Piacenza.

Anton Checov sarà in cartellone il 26 e 27 aprile con la Società Filodrammatica nella rappresentazione de “L’anniversario” e altri testi, per la regia di Lorenzo Loris, mentre il 30 aprile calcheranno il palco gli allievi dei laboratori di Quarta Parete con “Affari di famiglia”. Spazio a gli Improbabili sabato 10 maggio con il loro “Condannati a morte” che affronta, appunto, l’argomento tabù della morte così come farà – sabato 7 e domenica 8 giugno – “Mendicanti di abbracci”, testo di Monia Giovannangeli portato in scena da TFV LAB.

Venerdì 16 e sabato 17 maggio la nuova produzione di Quarta Parete, “Una ragazza in gamba”, prima di rivedere la compagnia sotto i riflettori il 27 maggio, in collaborazione con il laboratorio teatrale Follemente, in “Lo sciopero del cuore” per la regia di Stefania Zanfrisco. Giovedì 29 maggio, il sipario si aprirà per “Otello’s tales”, del gruppo sperimentale Officina M in collaborazione con l’associazione MOLO8.
Trittico di Molière, infine, per Kabukista Teatro, che sabato 24 e domenica 25 maggio presenterà “Il malato immaginario”, mentre sabato 31 maggio e domenica 1° giugno proporrà “A proposito di Molière” e sabato 14 e domenica 15 giugno “Le intellettuali”.




Una Santa Maria di Campagna per il Concerto di Natale della Banca di Piacenza

Basilica di Santa Maria di Campagna ancora una volta nel ruolo di splendida cornice del Concerto degli Auguri della Banca di Piacenza, giunto all’edizione numero 38, avendo dato vita a questo appuntamento – diventato tradizione per i piacentini – nel 1987. E dall’alto della Cupola meravigliosamente affrescata dal Pordenone 500 anni fa, Profeti e Sibille avranno gradito nel vedere il tempio mariano gremito in ogni ordine di posti.

Allo spettacolo musicale (presentato da Robert Gionelli) hanno presenziato le maggiori autorità civili, militari e religiose (tra queste, il sindaco Katia Tarasconi con l’assessore alla Cultura Christian Fiazza, il questore Ivo Morelli, il vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, il vicario generale della Diocesi don Giuseppe Basini, il col. Daniele Paradiso, comandante del II Genio Pontieri, il comandante del Gruppo della Guardia di Finanza Nicola Piccolo, il direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord brig. gen. Roberto Cernuzzi, il vicecapo di gabinetto della Prefettura Claudio Giordano, il direttore della sede piacentina della Banca d’Italia Massimo Calvisi, il vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli, il vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella, il vicecomandante vicario della Polizia Municipale Massimiliano Campomagnani), accolte dal presidente della Banca Giuseppe Nenna, dal vicepresidente Domenico Capra, dal direttore generale Angelo Antoniazzi, dal vicedirettore generale Pietro Boselli, dai componenti del Cda e del Collegio sindacale.

Applausi numerosi e convinti per l’esibizione – sotto la direzione artistica del Gruppo Strumentale Ciampi – dei solisti Sachika Ito (soprano), Agnes Sipos (soprano), Marta Fumagalli (contralto), Massimo Lombardi (tenore), Piermarco Viñas Mazzoleni (basso), Federico Perotti (organo), del Coro Polifonico Farnesiano (voci bianche e voci giovanili – dirette da Paola Gandolfi -, voci miste dirette da Alessandro Molinari) e dell’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Stefano Chiarotti.

L’edizione 2024 ha richiamato l’attenzione del pubblico soprattutto con le musiche di John Rutter (Personent Hodie), Roberto Goitre (Noël dei Pirenei), Mario Pigazzini (Les anges dans nos campagnes), David Willcocks (The firs nowell), Mykola Dmytrovyc Leontovyc (Carol of the bells), Dietrch Buxtehude (Cantata Nun danket alle Gott BuxWV79), Johann Gottlieb Naumann (Te Deum). Eseguiti anche (per entrambi con arrangiamento di M. Berzolla) il canto tradizionale italiano Tu scendi dalle stelle e l’antica carola francese Ding Dong. Proposte inoltre Antiche arie dell’organista, scrittore e poeta piacentino Girolamo Parabosco (1524-1557) per celebrarne i 500 anni dalla nascita.

Come sempre fin dal primo concerto, lo stesso si è concluso con l’esecuzione del canto natalizio Adeste Fideles. Ripetuti gli applausi e replica, in particolare, del citato Adeste Fideles finale.




Atlas Maior, atlante-capolavoro che nel 1662 costava 450 fiorini

“Atlas Maior: 360 anni di un capolavoro cartografico”. Questo il tema della conferenza tenuta da Luigi Rizzi, ingegnere e orientalista, come prima manifestazione collaterale alla mostra di Natale della Banca di Piacenza “Atlas Maior – Un universo senza confini”, in corso al PalabancaEventi di via Mazzini. «Un titolo – ha spiegato il relatore, introdotto dal vicepresidente della Banca Domenico Capra – scelto in onore di Corrado Sforza Fogliani che lo volle per un analogo incontro che si doveva celebrare il 12 dicembre del 2022, ma che non si tenne per l’improvvisa scomparsa dello stesso Presidente». Si voleva festeggiare l’importante anniversario della sua realizzazione per valorizzare l’eccezionale documento, operazione che trova oggi compimento con la mostra, anche immersiva, allo stesso dedicata.

Realizzato dall’olandese Johannes Blaeu e pubblicato nel 1662, l’Atlas Maior rappresenta una delle più prestigiose – e preziose – opere di cartografia prodotte nell’Europa del XVII secolo, munifico dono alla Banca, nel settembre 2010, della signora Annarosa Mars, vedova dell’ing. Bruno Torretta, uno dei più noti e stimati professionisti cittadini. Prima di entrare in argomento, l’ing. Rizzi ha accennato a qualche lineamento storico di quella che nei secoli XVI-XVII è diventata una scienza fondamentale per il progresso umano, la cartografia, che affonda le proprie radici nella notte dei tempi: le testimonianze più antiche vengono infatti dalla Mesopotamia e dall’Egitto. Dal 1630 la cartografia era appannaggio di due società: quella fondata da Jodocus Hondius e proseguita dal figlio Henricus e dal genero Johannes Janssonius e quella fondata da Willem Jansssonius che, dal 1619, per motivi commerciali, aveva assunto il cognome Blaeu. Nel 1662 uscì, nell’edizione latina, il suo definitivo capolavoro, la Geographia qae est Cosmographia Blaviana, ovvero l’Atlas Maior dei Blaeu. Si trattava di un’opera il cui prezzo superava i 450 fiorini del tempo, equivalente all’affitto per un anno di una fattoria di medie dimensioni.

Il relatore ha infine illustrato diverse immagini tratte delle pagine dell’Atlas, soffermandosi altresì su splendide raffigurazioni non strettamente cartografiche, come quelle dedicate all’Escorial e alla Certosa di Pavia. L’incontro si è concluso con le immagini del Volume VIII, dedicato all’Italia con le mappature particolareggiate del Ducato di Parma e Piacenza, con l’invito ai presenti di ammirare personalmente i volumi esposti in mostra.

Mostra che proseguirà fino al 12 gennaio con i seguenti orari: da martedì a venerdì: 16 – 19; sabato e domenica: 10 – 13 / 16 – 19; giorno di chiusura: lunedì; giorno di Natale, chiuso; aperture straordinarie giovedì 26 dicembre, 10 – 13 / 16 – 19; lunedì 30 dicembre, 16 – 19; lunedì 6 gennaio, 10 – 13 / 16 – 19. Ingresso libero.

 




Auguri in musica (gospel) e solidarietà per il Natale Banca di Piacenza a Reggio Emilia

Si è aperto con la movimentata Mighty long way di Joseph Pace e si è chiuso con il tradizionale canto natalizio Silent night, il concerto gospel organizzato dalla Banca di Piacenza in occasione delle imminenti festività nella chiesa di San Pietro a Reggio Emilia, che ha offerto l’ottimo colpo d’occhio del tutto esaurito, con tantissime persone che hanno apprezzato l’esibizione del BruCo Gospel Choir diretto da Piero Basilico, architetto milanese bravissimo a coinvolgere il pubblico (che ha cantato, ballato e battuto a tempo le mani) trascinandolo nei ritmi delle musiche ispirate agli spiritual afroamericani e all’evoluzione nella musica gospel tradizionale del secolo scorso.

«Siamo veramente in tanti – ha detto nel suo intervento di saluto il responsabile del Coordinamento Dipendenze Sviluppo della Banca, Francesco Passera – e la risposta di Reggio Emilia, che ci aspettavamo, è andata oltre le più rosee aspettative. Scopo della serata, a parte il farci gli auguri, sostenere un’iniziativa meritoria in favore della comunità e in linea con i valori che l’Istituto di credito persegue ogni giorno (è stata devoluta una somma a CuraRE-MIRE Maternità Infanzia Reggio Emilia, destinata al nuovo dipartimento materno infantile che sta nascendo nell’area dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, ndr); valori che vanno al di là del legittimo perseguimento di profitti, con l’attenzione alla crescita del territorio e della comunità che lo popola portando solidarietà ad associazioni che fanno del bene». Il dott. Passera ha quindi ringraziato Antonio Musella (amministratore e direttore scientifico di CFF, Consulenza e Formazione Finanziaria, che fa parte del BruCo) e Piero Basilico (che è anche direttore artistico della Feder Gospel Choirs, la Federazione nazionale dei cori gospel) per aver avuto l’idea di realizzare a Reggio una serata unica ed emozionante grazie alla magia della musica gospel. «Un bel modo – ha chiosato Francesco Passera – per festeggiare il primo compleanno della nostra Filiale reggiana diretta da Fabrizia Monti (presente alla serata con tutta la squadra, ndr)».

Banca di Piacenza, oltre ai già citati, era rappresentata dal presidente Giuseppe Nenna, dal direttore generale Angelo Antoniazzi, dalla responsabile della Direzione Rete Elisabetta Molinari, dal responsabile della Direzione Crediti Lodovico Mazzoni.

La presidente di CuraRE-MI Deanna Ferretti ha ringraziato la Banca «per aver regalato alla nostra città questo bellissimo concerto, un gesto che va oltre con il sostegno al MIRE, vale a dire a mamme e bambini e alla sanità del nostro territorio». Tra le autorità, presenti l’assessore alla Cura della città del Comune di Reggio Emilia, Davide Prandi, in rappresentanza del sindaco Marco Massari; Pietro Ragni, in rappresentanza del presidente dell’Ordine dei medici Anna Maria Ferrari; Damiano Vaccaro, in rappresentanza della presidente della Confedilizia Reggio Emilia, Annamaria Terenziani; Alberto Bellodi, vicepresidente Associazione soci Banca San Felice; Renato Negri del Conservatorio di Musica di Reggio Emilia e Castelnovo ne’ Monti “Achille Peri – Claudio Merulo”, docente titolare della cattedra di Organo e Composizione organistica.




Una guida preziosa e approfondita che rimette San Giorgino al centro della comunità

«Se per caso fra 100 anni qualcuno di voi si trovasse in Purgatorio state sereni, perché la Confraternita della Beata Vergine del Suffragio continuerà le proprie orazioni affinché le vostre anime possano accedere al Paradiso». La rassicurazione arriva dal priore della Confraternita stessa Stefano Antonio Marchesi, che ha voluto concludere con un sorriso la presentazione del volume “L’Oratorio di San Giorgio in Sopramuro a Piacenza” (Edizioni Tip.Le.Co.) di Anna Cocciòli Mastroviti e Susanna Pighi, che si è tenuta per iniziativa della Banca di Piacenza al PalabancaEventi (Sala Panini) davanti a un pubblico numeroso.

I saluti introduttivi sono stati portati dal presidente dell’Istituto di credito Giuseppe Nenna («Abbiamo volentieri sostenuto questa pregevole iniziativa che mette in luce uno dei tesori artistici della nostra città, non solo per l’attenzione che da sempre la Banca ha per tutto quello che valorizza il territorio, ma anche per una ragione che tocca i nostri sentimenti: questa chiesa era molto cara al presidente Sforza Fogliani») e dal sindaco di Piacenza Katia Tarasconi («Grazie alla Banca di Piacenza per la costante azione in campo culturale; è un piacere vedere una sala così gremita per la presentazione dell’opera dedicata a un edificio religioso così bello: la nostra città è ricca di luoghi che all’esterno sembrano discreti, poi dentro si rivelano dei gioielli»). A seguire è intervenuto l’avv. Marchesi per ricordare come l’idea del libro fosse partita dal compianto Carlo Emanuele Manfredi, priore per 60 anni e poi priore emerito, titolo con il quale ha firmato l’introduzione al volume e per sottolineare «l’unicità dell’Oratorio, dove si celebra la messa tridentina e dove si canta in gregoriano; un luogo nel quale arte e fede si compenetrano nello scorrere del tempo». Il priore ha definito la pubblicazione «una guida preziosa e approfondita grazie al grande impegno delle autrici».

Il libro è stato illustrato da Antonio Iommelli. «Un lavoro – ha esordito il direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese – che aggiunge tanto alla storia dell’arte e a Piacenza, bellissima città che merita di essere riscoperta attraverso la ricerca». Il relatore ha ringraziato la Banca e lodato Anna Còccioli Mastroviti e Susanna Pighi «per aver ricollocato San Giorgio in Sopramuro nel giusto contesto come parte integrante della comunità». Unica chiesa piacentina che non ha subìto modifiche strutturali a seguito dell’ultimo Concilio e che dunque è conservata integra, sorge dove nel V secolo già esisteva un tempio dedicato ai santi Nazario e Celso e fu ceduta nel 1576 all’Arciconfraternita dei Disciplinati di San Giorgio (santo al quale venne dedicata), che nel 1624 si unì a quella della Beata Vergine del Suffragio, la quale nel 1645 decise di riedificare la chiesa tenendo conto di tutti quegli aspetti legati alla Controriforma. «In quegli anni – ha spiegato il dott. Iommelli – la Chiesa doveva mettersi al riparo dalle accuse del mondo protestante. Nacque perciò una vasta letteratura per dettare regole comportamentali a tecnici e artisti che si occupavano di costruire e arredare gli edifici religiosi. Due i testi fondamentali, oltre al testo sacro, che gli stessi artisti consultavano prima di mettersi all’opera: le Instructiones di Carlo Borromeo e il Discorso intorno alle immagini sacre e profane di G. Paleotti». Con il rifacimento l’Oratorio venne redistribuito secondo il principio che «la fede è al servizio dell’arte e viceversa», con il Sacramento che deve collocarsi frontalmente e quindi con l’altare al centro. Il direttore dei Musei Civici ha quindi preso in esame le opere e gli artisti che impreziosiscono San Giorgino, a cominciare da Roberto De Longe («un pittore da riscoprire che ha lasciato a Piacenza capolavori incredibili») con la Madonna del Suffragio (1686) che domina la copertina del volume. «Anche De Longe – ha osservato il dott. Iommelli – era attento alle Instructiones di un secolo prima. Il dipinto raffigura l’intercessione presso Dio per la salvezza delle anime del Purgatorio, uno dei casus belli della Riforma protestate. L’artista fiammingo, infatti, dipinge la Vergine in posizione superiore rispetto alle anime del Purgatorio».

CONTRIBUTI. Nella preziosa opera letteraria troviamo contributi di: Stefano Antonio Marchesi, Maria Luisa Laddago, Anna Còccioli Mastroviti, Susanna Pighi, don Grégoire de Guillebon (cappellano della Confraternita), Stefano Quagliaroli, Cristian Prati, Luca Panciera, Enrico Viccardi, Valentina Inzani.




Al Politeama lo Schiaccianoci del Russian Classical Ballet

Il Russian Classical Ballet, fondato nel 2005 nella città di Mosca, è composto da un cast di stelle del balletto russo. Con la direzione di Evgeniya Bespalova, si propone di conservare integralmente la tradizione del balletto classico. Ballerini e solisti formatisi nell’eccellenza delle più prestigiose scuole coreografiche (Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk, Perm) e provenienti dalle principali compagnie russe, animano questo ensemble, nel quale preparazione accademica ed esperienze internazionali si sposano con l’irriverenza di talenti emergenti nel panorama della danza classica moscovita.

Lo Schiaccianoci, il magnifico balletto classico sulle musiche di Tchaikovsky è basato sulla fiaba di E.T.A. Hoffmann Lo schiaccianoci e il re dei topi. Racconta la storia di una ragazza che sogna un principe. In una selvaggia battaglia contro il Re dei Topi, lo Schiaccianoci è in pericolo. Clara, superando le sue stesse paure, entra in questa battaglia e lancia la sua scarpa, annientando la terribile creatura e rompendo l’incantesimo; lo Schiaccianoci diventa un bellissimo Principe. La fredda notte copre la città di fiocchi di neve. Lo Schiaccianoci porta Clara nel suo regno, il Regno dei Dolci, dove la Fata dello Zucchero condivide la gioia con tutti i bambini che, come Clara, possono ancora sognare. Una storia che attiva l’immaginazione in ognuno di noi, portandoci nel regno della fantasia. Capolavoro immortale nato dal genio di Pyotr Tchaikovsky di cui passaggi melodici come la “Danza dello zucchero fatato” e “Il valzer dei fiori” sono entrati nell’immaginario collettivo.

Giovedì 12 dicembre, ore 21:00
Teatro Politeama
Via San Siro, 7, 29121 PIACENZA PC

Lo schiaccianoci
balletto in due atti
Musiche PYOTR ILYICH TCHAIKOVSKY
Coreografie MARIUS PETIPA
Scenografie RUSSIAN CLASSICAL BALLET
Costumi EVGENIYA BESPALOVA
Direzione Artistica EVGENIYA BESPALOV

biglietti da € 23,00 a € 46,00
prevendite ticketone.it

 




Nuova convenzione triennale tra i Musei Civici di Palazzo Farnese e il Museo delle Cere di Grazzano Visconti

E’ stata presentata questa mattina nella cornice del Salone Pierluigi, la Convenzione triennale che sancisce la collaborazione tra i Musei Civici di Palazzo Farnese e il Museo delle Cere di Grazzano Visconti.

Come hanno spiegato l’assessore a Cultura e Turismo del Comune di Piacenza Christian Fiazza e Stefano Frontini, direttore della realtà valnurese, chi presenterà alla biglietteria di una delle due istituzioni il tagliando di ingresso dell’altra, avrà diritto a una tariffa agevolata: prezzo ridotto a 7 euro (anziché 10) per l’accesso a Palazzo Farnese, mentre al Museo delle Cere si entrerà pagando 4.50 euro per il biglietto intero singolo (anziché 6.50) e 12 euro (invece di 15) per il cumulativo familiare.

Un’intesa mirata a valorizzare il patrimonio artistico e l’attrattività turistica di Piacenza e Grazzano Visconti, che si pone – come hanno rimarcato Fiazza e Frontini – nell’ottica della sinergia e del fare squadra che costituisce la chiave strategica per la promozione del territorio.




“Storia dell’arte a Piacenza” dal Seicento all’Ottocento”. Presentato il libro strenna della Banca di Piacenza

Comprendere appieno la valenza culturale della nostra città. Un ambizioso obiettivo raggiunto in due step: il primo lo scorso anno – con il Volume I della “Storia dell’arte a Piacenza” (libro strenna 2023 della Banca di Piacenza), che aveva trattato l’arco temporale che andava dal Medioevo al Rinascimento; il secondo con il Volume II della “Storia dell’arte a Piacenza” dal Seicento all’Ottocento, strenna 2024 dell’Istituto di credito di via Mazzini, illustrata alle Autorità, oltre a numerosi ospiti e alle prime file della Banca, come tradizione dei primi di dicembre, nella Sala convegni della Veggioletta.

Il curatore Stefano Pronti (che ha ringraziato la Edizioni Tip.Le.Co per il sapiente lavoro di impaginazione e stampa della pubblicazione) ha ricordato come il progetto sia nato quattro anni fa con l’intento «di creare uno strumento utile al fine di rendere più percepibile il nostro patrimonio storico e artistico, rivolgendosi anche ai giovani». Il testo è organizzato in generi (architettura, pittura e scultura) e contiene un’ampia bibliografia, oltre all’indice dei nomi e dei luoghi. Il dott. Pronti ha dato merito alla Banca per il suo «mecenatismo sublime» che prosegue «l’azione portata avanti da Corrado Sforza Fogliani», che ha prodotto in trent’anni il finanziamento di oltre 300 interventi di restauri, 250 dei quali in edifici religiosi. E tornando al contenuto del libro, il curatore ha dato un po’ di numeri. Nella sezione architettura, sono stati presi in esame 14 chiese e 20 palazzi – per il periodo del ‘600 -; solo 2 (San Raimondo e San Bartolomeo) quelle del ‘700 (del periodo anche il Collegio Alberoni con la chiesa di San Lazzaro); 17 i palazzi (tra i quali Palazzo Galli della Banca di Piacenza) e 9 le ville. Tra i pittori, sotto la lente della strenna Malosso, Procaccini, Carracci, Guercino, G.E. Draghi, De Longe (‘600), lo Spolverini con i fasti farnesiani (nel ‘700). Per la scultura citati i Cavalli del Mochi e una serie di cantorie, cornici, consolle; e poi le decorazioni in stucco («c’erano le botteghe di stuccatori ticinesi»). L’Ottocento è stato trattato a grandi linee, ha precisato il dott. Pronti, soprattutto per ragioni di spazio. Attenzione quindi alle grandi opere pubbliche con le realizzazioni dell’architetto di Lotario Tomba (ad esempio il Teatro Municipale) e all’edilizia urbana dopo il Regno d’Italia. In quell’epoca, per la pittura e la scultura, il punto di riferimento era l’Istituto d’arte Gazzola.

Il direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese Antonio Iommelli (sua la Prefazione) ha ringraziato gli autori e la Banca per «il regalo che hanno fatto ai piacentini e agli storici dell’arte: quello di realizzare un’opera che colma una lacuna. Piacenza, infatti, non aveva un “atlante” che documentasse quello che Piacenza è stata nella storia dell’arte». E per dimostrare l’importanza della nostra città, il dott. Iommelli ha citato Luigi Scaramuccia (artista da lui studiato durante il dottorato), allievo di bottega di Guercino, Guido Reni e Lanfranco che nel 1672 venne a Piacenza lasciando ai posteri una bella descrizione della città. «Nel ‘600 Piacenza era una città ricca di tesori che vanno scoperti, anche oggi», ha concluso il direttore dei Musei Civici.

Anna Còccioli Mastroviti (co-autrice dei testi della strenna 2024) ha dal canto suo illustrato la parte dell’architettura, che ha definito «straordinaria in questa città, non a caso il volume si apre con la chiesa dei Teatini di San Vincenzo, che dà avvio al grande capitolo dell’architettura religiosa, che ha modificato la forma urbis di Piacenza, città anche di palazzi, con 120 e oltre residenze nobiliari; per l’architettura patrizia possiamo paragonarci a Bologna».

Susanna Pighi (autrice di una parte dei testi sia dell’edizione 2023, sia di quella di quest’anno) si è invece occupata dei pittori e scultori che hanno lavorato a Piacenza dal ‘600 al ‘700 ed ha in particolare riferito dell’attenzione dedicata agli stucchi («tanti gli esempi di altari decorati a stucco»), citando ad esempio l’oratorio di San Giuseppe a Cortemaggiore («un gioiello che vi invito a visitare»), restaurato dalla Banca di Piacenza. Ultima citazione per la scultura lignea, di cui Piacenza è ricca e di cui la studiosa è particolarmente appassionata.

Portando i saluti iniziali agli intervenuti, il presidente della Banca Giuseppe Nenna ha assicurato «il massimo impegno» nel promuovere e sostenere iniziative culturali «perché quando serve, la Banca c’è», e fatto una riflessone: «Il presidente Sforza Fogliani avrebbe gradito questi due volumi».

Al termine, a tutti i presenti è stata consegnata copia della strenna 2024 della Banca di Piacenza.




Massimo Popolizio al teatro Duse di Cortemaggiore

Fedro Cooperativa inaugura la stagione teatrale 2024/25 di Cortemaggiore al Teatro Duse allestita grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano con lo spettacolo di Massimo Popolizio. Nonostante la nebbia il piccolo Teatro Duse era sold out per la prima sabato 16 novembre alle ore 21.00 con lo spettacolo  Un Racconto del Nostro Tempo, un inedito su e di Matteotti tratto da “M” di Antonio Scurati con musiche eseguite dal vivo al violoncello da Giovanna Famulari.

Spettacolo intenso e crudo che racconta quello che è avvenuto alle 16,30 del 10 giugno 1924, a Roma, sul lungotevere Arnaldo da Brescia, dove Giacomo Matteotti, indomito avversario del fascismo e di Benito Mussolini, viene caricato a forza su un’automobile e il cui corpo verrà ritrovato solo due mesi dopo in un afoso 16 agosto. Il ‘delitto Matteotti’, di cui quest’anno ricorrono i cento anni, è stato senza dubbio il più grande ‘caso’ della storia italiana e a raccontarlo è un Massimo Popolizio che inchioda alla poltrona gli spettatori per un’ora e mezza di tensione: dal rapimento fino all’omicidio. Il climax è ben descritto anche dalla voce del violoncello di Giovanna Famulari che sottolinea la narrazione con note cupe e vibranti.  Popolizio, dunque, incanta e lascia attonito il pubblico che per 3 intensi minuti applaude gli artisti.

A presentare l’intera stagione Luca Tacchini, assessore alla cultura e Luigi Merli, sindaco del Comune di Cortemaggiore: “Siamo orgogliosi di tornare ad aprire questo teatro. Questo è solo l’inizio per il teatro Duse: una stagione di grandi cambiamenti e novità, di grandi ospiti e grandi nomi, di prosa e di musica, di letteratura e concerti. Un nuovo punto di riferimento per la cultura piacentina. E’ stato un impegno importante per l’amministrazione comunale e siamo certi che investire in cultura sia un’opportunità per tutti.”

Lo spettacolo è stato introdotto da Mino Manni, curatore della stagione di prosa: “La stagione di prosa è stata allestita pensando di presentare quattro grandi personaggi della storia attraverso quattro tra le più autorevoli voci del teatro italiano. Iniziamo con uno dei più grandi attori del nostro tempo: Massimo Popolizio. L’attore è un amico che ha accettato di venire a Cortemaggiore dopo aver fatto tappa nei più prestigiosi teatri italiani. Un onore e un piacere averlo nel nostro cartellone”.

Anche per Davide Rossi, Presidente Fedro Cooperativa la serata è stata un successo: “Massimo Popolizio ha portato al Duse il Mussolini di Scurati in un racconto spietato e serrato che descrive il terrore di quella parte di storia che ha caratterizzato l’Italia del primo novecento. Un racconto intenso e drammatico che ci ha lasciato senza fiato. Il prossimo appuntamento  sarà dedicato alla musica di un’artista indimenticabile come Mia Martini, interpretata dalla bellissima voce di Stephanie Ocean Ghizzoni. Vi aspettiamo il 24 novembre alle 21”.

BIGLIETTERIA
Biglietteria locale presso Associazione turistica, via Boni Brighenti 2/a – Cortemaggiore
Info +39 366 3065722 e dusecortemaggiore@gmail.com
Biglietto intero 20€




La storia di Piacenza raccontata attraverso le targhe pubbliche del centro storico

Pubblico delle grandi occasioni al PalabancaEventi (Sala Corrado Sforza Fogliani), per la presentazione del libro “SCRIPTA MANENT. La storia di Piacenza raccontata dalle targhe pubbliche della città”. Il testo, curato dall’arch. Manrico Bissi e pubblicato dalla Banca di Piacenza, offre una puntuale rassegna di tutte le iscrizioni affisse dall’età romana fino ad oggi sui muri e sui monumenti onorari della nostra città. La descrizione delle targhe, fotografate da Maria Paola Sforza Fogliani, non è soltanto tecnico-materica, ma soprattutto storica: il libro, ampiamente documentato, restituisce infatti l’inquadramento delle epoche e delle soglie culturali nelle quali fiorirono i personaggi celebrati nelle diverse iscrizioni. Di fatto, il libro di Bissi si configura come una vera e propria “Storia di Piacenza”, raccontata tuttavia in modo originale e inedito: quasi una sorta di “Spoon River”, nella quale la narrazione della comunità è affidata alla voce di lapidi, targhe e iscrizioni ancora oggi visibili nelle vie della città.

Testimonianze concrete, che tuttavia – ha sottolineato l’autore – subiscono ogni giorno silenziose minacce alla loro integrità. Tra queste si deve considerare in primis l’esposizione secolare alle intemperie, che lentamente corrodono le pietre rendendone illeggibili le iscrizioni: è questo il caso, ad esempio, di una data medievale originariamente incisa sulle pietre cantonali di Palazzo Landi (Tribunale), ormai illeggibile ma di cui Bissi ha recuperato e pubblicato una fotografia risalente agli anni Sessanta, nella quale il testo era ancora distinguibile.

Altro nemico delle memorie epigrafiche – ha osservato il relatore, presentato da Emanuele Galba dell’Ufficio Relazioni esterne della Banca – è il deficit di conoscenza della lingua latina (ormai dilagante anche nelle scuole liceali), dal quale dipende l’incapacità di leggere anche solo sommariamente la quasi totalità delle epigrafi onorarie realizzate dall’età romana fino al pieno Settecento: si pensi, nel merito, alla grande lapide napoleonica sotto al Palazzo del Governatore, oppure alle iscrizioni poste alla base delle statue equestri farnesiane di piazza Cavalli.

Il libro di Manrico Bissi costituisce una sorta di antidoto culturale alle minacce di oblio: grazie alla sua pubblicazione, le future generazioni potranno infatti leggere i testi delle oltre cento iscrizioni che vi sono catalogate, anche se queste fossero state nel frattempo aggredite dal passare del tempo. L’obbiettivo di fondo di questo libro è quindi la costruzione di una memoria civica condivisa, che sappia indicare alla comunità del presente gli esempi positivi dei predecessori divenuti celebri per i loro meriti culturali, sociali e patriottici. Il tutto in piena coerenza con la famosa lezione ciceroniana, secondo la quale la “Storia è maestra di vita”.

«Non è quindi un caso – ha concluso l’arch. Bissi – che il promotore e ispiratore di questo libro sia stato proprio l’indimenticato presidente Corrado Sforza Fogliani, che per primo ebbe l’idea di una rassegna storica di tutte le targhe onorarie di Piacenza: città che egli amava dal profondo del cuore, e verso la quale sentiva un fortissimo impegno e senso di responsabilità culturale. Salvaguardare la memoria storica di Piacenza era, per il Presidente, un dovere irrinunciabile al quale non si è mai sottratto, e questo libro è stato il suo ennesimo contributo al patrimonio della nostra città».

In apertura di serata il giornalista Emanuele Galba ha ricostruito la genesi del volume. «Un giorno – ha raccontato – il presidente Sforza mi chiamò nel suo ufficio e mi mostrò la stampa di una serie di fotografie delle iscrizioni che ancora oggi possiamo leggere sui muri del nostro centro storico scattate dalla figlia Maria Paola. “Si potrebbe fare un libro”, mi disse. Chi ha collaborato con lui sapeva che il ‘potrebbe’ corrispondeva a ‘dobbiamo’. Convenimmo che la persone più indicata per realizzare un volume di quel genere fosse appunto l’arch. Bissi, a cui affidammo il compito. Il presidente di Archistorica accettò con entusiasmo che si è tradotto in questo che è un vero e proprio libro di storia di Piacenza raccontata in modo inedito, con l’ambizioso obiettivo – raggiunto – di scongiurare il rischio della perdita della memoria storica collettiva rendendo molto più agevoli e immediate la conoscenza e la trasmissione di quei ricordi che sono patrimonio dell’intera comunità».

A tutti gli intervenuti è stata riservata copia del volume.

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