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    Quando il “piacentino di Russia” incontrò Savoini e Salvini ma “non scoppiò la scintilla”

    Sul suo profilo Facebook, pochi giorni fa, Vittorio Torrembrini rilanciava una poesia scritta nel 1919 da Trilussa ed intitolata “Er Nemico”:

    Un Cane Lupo, ch’era stato messo
    de guardia a li cancelli d’una villa,
    tutta la notte stava a fa’ bubbù.
    Perfino se la strada era tranquilla
    e nun passava un’anima: lo stesso!
    Nu’ la finiva più!
    Una Cagnola d’un villino accosto
    je chiese: – Ma perché sveji la gente
    e dài l’allarme quanno nun c’è gnente? –
    Dice: – Lo faccio pe’ nun perde er posto.
    Der resto, cara mia,
    spesso er nemmico è l’ombra che se crea
    pe’ conserva’ un’idea:
    nun ce mica bisogno che ce sia.

    Un testo che qualcuno fra i suoi amici ha immediatamente accostato al momento politico italiano e ad alcuni personaggi di primo piano del nostro “arco costituzionale” nei confronti dei quali, con ogni probabilità non nutre sentimenti di grande stima.

    Piacentino di Alseno Vittorio Torrembrini, dopo aver lavorato come funzionario del Partito Comunista Italiano, alla fine degli anni ’80 si è trasferito a vivere in Russia.

    Qui è diventato un’importante testa di ponte per le industrie italiane ed è stato fra i fondatori di Gim Unimpresa – l’Associazione di Imprenditori Italiani in Russia, fondata nel 1994 e di cui Torrembrini è stato più volte presidente, mentre oggi ricopre la carica di vice. Sono soci nomi come Campari, De Longhi, Recordati, Banca Intesa, Enel, Marcegaglia, Luxoxtica, Angelini, Astaldi etc.).

    Il businessman piacentino è anche console onorario d’Italia a Voronezh, in Russia, dove pochi mesi fa è stato inaugurato un nuovo ufficio di rappresentanza.

    Proprio per questo suo importante ruolo di cerniera fra l’imprenditoria italiana e la Russia – come riportava nell’edizione di ieri Il Fatto Quotidiano – Torrembrini si trovò ad incontrare la delegazione della Lega Nord, in missione all’ombra del Cremlino, con Gianluca Savoini, il deputato Claudio D’Amico e Matteo Salvini. Lo stesso Savoini che in questi giorni è al centro del caso mediatico nato dalle registrazioni effettuate all’Hotel Metropol e pubblicate dal sito americano Buzzfeed.

    Secondo quanto riporta l’articolo a firma di Carlo Tecce non scoppio una grande intesa fra gli uomini del carroccio e Torrembrini che racconta al giornale quell’incontro «Ho una sensazione: Salvini non guida il gruppo. Io capisco subito – continua il piacentino – le intenzioni di Savoini e colleghi. Vogliono usare il credito politico per fare affari. Io rappresento le imprese e non posso fungere da filiale moscovita del Carroccio. Io sono contrario a mescolare politica e affari. Gli imprenditori devono aprire le società, non i surrogati dei partiti. A me l’approccio di Savoini e compagni non piace, non li sento più dall’estate del 2015».

    (foto da Facebook)

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