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    Sempre più grave la crisi idrica. Fondamenale evitare gli sprechi

    La siccità in Emilia Romagna sta mettendo a rischio più di un terzo della produzione agroalimentare regionale. In attesa che il Governo conceda lo Stato di Calamità naturale, richiesto dal Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini occorre prendere immediati provvedimenti. Nella nostra provincia buona parte dei sindaci ha emanato ordinanze per vietare lo spreco dell’acqua, come ad esempio lavando le auto.

    Sull’intero territorio regionale è piovuto in media il 50/60 per cento in meno del normale con situazioni di grave crisi idrica soprattutto nelle province di Parma e Piacenza dove le piogge sono diminuite tra i 300 e i 400 millimetri. La primavera 2017 passerà alla storia per essere stata la più calda dal 1830.
    Ed ora le prospettive sono di un ulteriore innalzamento delle temperature a causa degli anticicloni africani. Le falde acquifere si sono abbassate mediamente di oltre un metro; la portata del Po e dei torrenti montani si è ridotta in maniera consistente.

    Insomma il clima sta divenendo sempre più tropicale e forse non si può più nemmeno parlare di emergenza.
    I danni all’agricoltura si preannunciano pesanti, con un impatto che potrebbe toccare i 60 milioni di Euro. E forse occorre ripensare non solo al modo di gestire meglio l’acqua (costruendo ad esempio invasi per raccoglierla durante l’inverno) ma anche al tipo di coltivazioni meno idroesigenti.

    Ad essere colpite maggiormente sono province (Parma, Piacenza e Reggio Emilia) – afferma Coldiretti Emilia Romagna – dove sono concentrati allevamenti di Parmigiano Reggiano e allevamenti suinicoli e dove l’acqua è indispensabile per coltivare granturco e foraggio per nutrire più di 650 mila bovini, che producono latte per i principali formaggi Dop italiani, e 1,5 milioni di maiali, che forniscono carne per i salumi Dop. In forte crisi anche la coltivazione dei pomodori, che riforniscono le grandi industrie conserviere, e le coltivazioni di grano.
    Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte – sottolinea Coldiretti regionale – per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti.

    Ma – continua Coldiretti Emilia Romagna – non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. Di fronte alla tropicalizzazione del clima – sostiene Coldiretti regionale – se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono – conclude Coldiretti Emilia Romagna – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua.

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